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|RECENSIONE| Il tribunale degli uccelli - Agnes Ravatn

maggio 30, 2019









IL TRIBUNALE DEGLI UCCELLI


di 
Agnes Ravatn 


Allis Hagtorn, giovane promessa della tv travolta da uno scandalo, decide di lasciare il lavoro e il marito e di cercare rifugio nell’anonimato di un lavoro umile. In una sorta di esilio volontario, accetta il posto di domestica al servizio di Sigurd Bagge, un quarantenne misterioso che vive appartato sulla riva di un fiordo. Allis dovrà servirgli tre pasti al giorno, occuparsi della villetta e del giardino, e lasciarlo in pace. Protetta dalla natura norvegese, tra il bosco e il mare, messa a confronto con sfide per lei inedite, come cucinare un pollo arrosto, dissodare un terreno abbandonato o respingere un’invasione di roditori, Allis si convince che la vita le abbia offerto una seconda possibilità. Ben presto, però, il fascino oscuro di quell’imprevedibile padrone di casa comincia a dominare i suoi giorni. A mano a mano che i due si avvicinano, prende corpo una domanda cruciale: chi è Sigurd Bagge, e che cosa vuole da Allis? Scritto in una lingua intensa e bellissima, il romanzo di Agnes Ravatn è attraversato da un’inquietudine strisciante. La costa deserta e isolata, uccelli hitchcockiani e colpe segrete fanno da sfondo a un thriller psicologico magistrale, una storia di paure e misfatti, reali e immaginari, segnata dalle ossessioni e dalla ricerca del controllo; una storia in cui il seducente paesaggio nordico – foreste, fiordi, parchi dalla vegetazione selvaggia – diventa esso stesso protagonista, e i due personaggi principali, ambigui, sfuggenti, indecifrabili, alimentano il senso di disagio, distillando terrore a ogni pagina.















Allis Hagtorn ha commesso un errore per cui,‭ ‬abbandonati carriera e marito,‭ ‬cerca un lavoro che la porti lontano da un passato che vuole lasciarsi alle spalle.‭ ‬Trova impiego come tuttofare presso Sigurd Bagge,‭ ‬per cucinare e servirgli i pasti,‭ ‬badare a casa e giardino,‭ ‬fare piccole commissioni al paese distante pochi chilometri.‭ ‬Sigurd è chiuso in un mutismo destabilizzante per Allis la quale,‭ ‬non riuscendo a decifrarne i comportamenti,‭ ‬durante le sue assenze inizia ad‭  ‬esplorare,‭  ‬nel terrore di essere scoperta,‭ ‬le zone inaccessibili della casa:‭ ‬la stanza dell’uomo,‭ ‬il suo studio,‭ ‬la soffitta,‭ ‬la camera della moglie lontana per un tempo non ben precisato,‭ ‬anfratti nascosti.‭ 
‬Questa parte del romanzo si sviluppa secondo i tradizionali elementi di questo genere narrativo,‭ ‬infatti,‭ ‬come ci si può aspettare,‭ ‬anche le stanze racchiudono segreti che inquietano e incuriosiscono ancora di più la protagonista,‭ ‬che nel frattempo,‭ ‬e anche qui l’autrice non si distingue per‭  ‬originalità,‭  ‬inizia a sentirsi attratta dall’uomo,‭ ‬forte e aitante.‭
‬E veniamo al personaggio maschile:‭ ‬chiuso nel suo mutismo,‭ ‬inizialmente si rivolge ad Allis con un tono imperativo che non ammette alcuna replica,‭ ‬ma poi,‭ ‬lentamente,‭ ‬si lascia sedurre dalle cure,‭ ‬dalla dedizione e dalla bellezza della donna,‭ ‬che lo sa assecondare nella sua discontinuità emotiva.‭ ‬Dunque una attrazione fisica,‭ ‬poca relazione di intelletti.‭ ‬Poco dialogo,‭ ‬un’attrazione che si misura in gesti.‭ ‬Un modello di relazione che sembra dimenticare decenni di lotta per l’emancipazione femminile,‭ ‬nonostante Allis abbia avuto incarichi di responsabilità nel suo passato.‭
‬Un unico terzo soggetto è rappresentato dall’antagonista di Allis:‭ ‬la bottegaia dell’emporio presso cui si rifornisce.‭ ‬Una donna anziana,‭ ‬arcigna,‭ ‬con una smorfia stampata sulle labbra,‭ ‬che a poco a poco pronuncia brevi,‭ ‬cattive,‭ ‬insinuanti‭  ‬e inquietanti parole su‭  ‬Sigurd,‭ ‬sulla sua‭  ‬lontananza della moglie,‭ ‬su Allis stessa.‭ ‬Dopo uno dei periodi di assenza dell’uomo da casa,‭ ‬l’emporio chiuderà e di questa donna non sapremo più nulla.


Fino a questo punto il sistema dei personaggi non si discosta dai tipi consueti dei thriller:‭ ‬uomo tenebroso e inquietante,‭ ‬donna servizievole,‭ ‬se pur per mestiere,‭ ‬ma curiosa,‭ ‬e antagonista vecchia e brutta.‭ ‬Ci si sarebbe aspettati maggiore libertà creativa,‭ ‬uscendo da schemi e tracce sicure.‭
‬La natura che fa da sfondo a questa vicenda non può essere che‭  ‬ostile:‭ ‬freddo,‭ ‬ghiaccio,‭ ‬neve,‭ ‬pioggia,‭ ‬una‭  ‬breve primavera.‭ ‬Gli animali che popolano il giardino sono pochi e anch’essi‭  ‬fortemente caratterizzati in modo negativo dalla letteratura di genere:‭ ‬qualche uccello,‭ ‬che volando con violenza contro le finestre di casa inevitabilmente atterrisce Allis,‭ ‬topi che sono riusciti a crearsi dei cunicoli nelle pareti di casa e,‭ ‬durante una gita in spiaggia che vorrebbe essere romantica,‭ ‬l’atteso epilogo dell’innamoramento,‭ ‬gabbiani che attaccano inspiegabilmente Allis e Sigurd,‭ ‬come una vendetta di un peccato antico.‭
‬Perché colpa c’è stata,‭ ‬da una parte e dall’altra,‭ ‬ma poichè nessuno dei due vuole scoprire le proprie carte,‭ ‬nemmeno il lettore comprende i motivi metaforici di questo attacco,‭ ‬o meglio,‭ ‬li ha compresi,‭ ‬ma già dalle prime pagine del libro.‭ ‬I momenti in cui i protagonisti riescono a relazionarsi piacevolmente tra loro sono facilitati dalla comune passione per il buon vino,‭ ‬che fa lievemente calare le difese di cui si sono circondati,‭ ‬ma non tanto da svelare le verità nascoste.‭ 
‬E infine l’epilogo,‭ ‬atteso e,‭ ‬a dire il vero,‭ ‬anche previsto e prevedibile:‭ ‬durante una notte in barca sul lago verrà svelata la verità e la vicenda avrà fine.‭ 


Come abbiamo visto il sistema dei personaggi non abbandona vie sicure,‭ ‬i caratteri dei protagonisti mutano ben poco durante la narrazione,‭ ‬le piccole aperture si rivelano solo superficiali,‭ ‬specialmente in Sigurd.‭ ‬Il lettore non viene introdotto in percorsi insoliti,‭ ‬la sua curiosità non trova modo di liberarsi lungo le vie della narrazione.‭ ‬Si è immersi in un mondo chiuso,‭ ‬quasi asfittico,‭ ‬ma semplice nella sua decifrazione.‭
‬Abituati a ben altre prove degli autori di GialloSvezia,‭ ‬di cui siamo lettori‭  ‬appassionati,‭ ‬questa vicenda ci ha un po‭’ ‬deluso soprattutto per la sua prevedibilità.‭ 






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|RECENSIONE| Il guardiano della collina dei ciliegi - Franco Faggiani

maggio 22, 2019






IL GUARDIANO DELLA COLLINA DEI CILIEGI


di 
Franco Faggiani


"Il guardiano della collina dei ciliegi", ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi. Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l'estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell'Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l'imperatore alla guida del Paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l'Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga. Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell'imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi. Intrecciando realtà e fantasia, il romanzo di Franco Faggiani descrive la parabola esistenziale di un uomo che, forte di una rinnovata identità, sarà pronto a ricongiungersi con il proprio destino saldando i conti con il passato.















Durante il Periodo Meiji, che segnò il ritorno al potere dell'Imperatore e la modernizzazione del Giappone, i contatti diplomatici con l'Occidente incisero un profondo cambiamento nella società giapponese: venne introdotta una costituzione quasi parlamentare su modello di quella tedesca e molti aspetti della restaurazione furono presi dai modelli di altre istituzioni occidentali. Vennero costruite industrie tessili (cotone e seta) ed il Governo costruì delle ferrovie, migliorò le strade ed inaugurò un nuovo sistema educativo.
Ma, per testimoniare attivamente che il Giappone era una potenza rinnovata, serviva un'apertura verso il resto del mondo. E quale evento migliore delle Olimpiadi, in cui gareggiano i migliori di tutte le nazioni mondiali?  
Shizo Kanakuri ama correre, per sentirsi libero e in comunione con la natura e ciò che lo circonda. Vive in attesa delle corse, momenti in cui prega e riflette sui misteri della vita. La sua naturale propensione ed attitudine, però, non sono destinate a rimanere nell'ombra: il giovane Shizo viene selezionato, insieme ad un altro campione, per partecipare alle Olimpiadi del 1912 su volere dell'Imperatore. Già dato come favorito, però, durante la gara qualcosa va storto e Shizo scomparirà nel nulla per non dover sopportare l'onta del disonore. 


Franco Faggiani scrive una storia delicata, che narra del percorso di espiazione che un uomo affronta per aver arrecato disonore al suo Paese. 
Rifuggiatosi sulla collina di ciliegi che dà il titolo al romanzo, Shizo condurrà un'esistenza tra gioie e dolori, in simbiosi con la natura che tanto ama e che lo porterà a riflettere molto sul voler chiudere i conti con quel passato che lo tormenta col senso di colpa.
Faggiani guida il lettore all'interno della psiche di un uomo che si è rifuggiato all'ombra dei ciliegi, alberi sacri, ed ha ritrovato se stesso ai margini di un mondo che è cambiato radicalmente nonostante sia rimasto sostanzialmente lo stesso. 


Per stessa ammissione dello scrittore, Il guardiano della collina dei ciliegi non è una biografia romanzata del primo corridore giapponese a partecipare alle Olimpiadi, ma una racconto che prende spunto dai pochi dati disponibili e che immagina come sia finita la storia di Kanakuri. 
Un romanzo toccante, scorrevole e che trae la propria forza dalla fragilità e dalla natura che circonda l'uomo. Un viaggio che aiuta, mediante l'introspezione, a comprendere se stessi ed il valore di ciò che ci circonda. 
Che non è mai scontato.






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|RECENSIONE| L'isola delle anime - Johanna Holstrom

maggio 15, 2019








L'ISOLA DELLE ANIME


di 
Johanna Holstrom


Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull’acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell’imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell’acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata su un’isoletta al limite estremo dell’arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt’attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. È Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate. Dopo quarant’anni l’edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l’infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c’è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L’infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell’isola di Åbo. Magnifico romanzo che muove da un luogo realmente esistito, L’isola delle anime è una commovente storia sul prezzo che le donne devono pagare per la loro libertà. Un inno alla solidarietà, all’amore e alla speranza.














Il romanzo di Johanna Holstrom segue le drammatiche vicende di alcune donne fatte recludere in quel manicomio,‭ ‬come ultimo approdo dopo un inutile itinerario tra case di correzione,‭ ‬prigioni e ospedali.‭
‬L’autrice ritrae la vicenda di‭  ‬Kristina,‭ ‬che una notte,‭ ‬stremata dal lavoro e dalla fatica,‭ ‬sola,‭ ‬mentre rientra in barca‭  ‬al capanno,‭ ‬fa scivolare in acqua i due suoi piccoli figli.‭ ‬
Remando ha un unico desiderio:‭ ‬“Se solo potessi riposare un po‭’”‬.‭ ‬
La stanchezza sulle sue spalle è troppa,‭ ‬troppe le responsabilità da affrontare.‭ ‬La mattina,‭ ‬al risveglio,‭ ‬l’inconsapevolezza di ciò che ha fatto,‭ ‬la ricerca affannosa dei bambini,‭ ‬e poi l’agghiacciante verità.‭ 
‬Kristina era una giovane bella,‭ ‬solare,‭ ‬di aiuto alla famiglia,‭ ‬subì violenza in un bosco mentre raccoglieva funghi e ne nacque una bambina.‭ ‬La colpa e l’infamia ricaddero su di lei,‭ ‬fino a che non si innamorò di Einari e sperò in una vita di felicità.‭ ‬Il curato del paese però non aveva voluto celebrare le nozze con l’uomo che amava:‭ ‬i due giovani si erano scelti,‭ ‬ma le famiglie non approvavano.‭ ‬E allora la fuga,‭ ‬la vita in un capanno misero e spoglio,‭ ‬gli stenti,‭ ‬l’isolamento dai propri cari soffocarono quel sentimento e nel cuore di Kristina piano piano emersero il rancore,‭ ‬l’odio,‭ ‬e poi quella che oggi chiamiamo depressione,‭ ‬ma che allora era follia.‭ ‬L’uomo se ne‭  ‬andò per mare,‭ ‬Kristina rimase nella sua solitudine e nell’indigenza.‭
‬Toccante l’episodio in cui la madre di Kristina,‭ ‬dopo lo stupro,‭ ‬le spiega che quella esperienza è comune a molte ragazze del luogo:

‭“‬Le raccontava di tutte le cose cattive che gli uomini potevano mettersi in testa se vedevano una ragazza sola nel bosco.‭ ‬Così era,‭ ‬il destino della donna.‭ ‬Non riusciva a guardare la figlia negli occhi.‭ ‬Non aveva mai parlato in quel modo e mentre parlava‭  ‬sentiva gli occhi bruciare e pulsare dietro le palpebre‭… ‬Kristina era rimasta ammutolita,‭ ‬sbalordita.‭ “‬Mamma,‭ ‬disse,‭ ‬come potevo stare in guardia da qualcosa di cui non sapevo niente‭?”

Kristina morirà a Sjalo senza esserne mai più uscita,‭ ‬nessuna visita,‭ ‬nessuna consolazione,‭ ‬solo l’immagine della figlia che la accompagnerà e con cui parlerà fino alla fine dei suoi giorni.

Elli arriva invece all’Isola dei pazzi nel‭ ‬1939,‭ ‬è aggressiva,‭ ‬violenta,‭ ‬definita affetta da grave psicopatia,‭ ‬demenza precoce,‭ ‬mitomania,‭ ‬ninfomania.‭ ‬La cura per lei prevede bromuro e oppiacei,‭ ‬ovvero la perdita di se stessa.‭ ‬E‭’ ‬fuggita dalla famiglia e dal lavoro con un uomo che sembrava la amasse,‭ ‬Morris,‭ ‬ha vissuto di espedienti e vagabondato per due anni,‭ ‬ricercata dalla polizia fino alla cattura,‭ ‬lei sola,‭ ‬perché Morris le ha lasciato la mano,‭ ‬l’ha lasciata sola ed è riuscito a fuggire.
Dichiarata malata cronica,‭ ‬per lei non esiste cura,‭ ‬solo la reclusione.
Una storia di dignità calpestata,‭ ‬ma Elli è tenace,‭ ‬scrive alla mamma,‭ ‬le chiede perdono,‭ ‬vuole tornare a casa.‭ Intanto gli inverni trascorrono,‭ ‬la nebbia avvolge l’isola e il ghiaccio la circonda:‭ ‬l’isolamento dei cuori e il freddo dei sentimenti.‭ 
“‬Fatemi uscire,‭ ‬fatemi uscire,‭ ‬fatemi entrare‭”‬:‭ ‬la confusione si impossessa della mente.

Infine Sigrid,‭ ‬un’infermiera che arriva all’Arcipelago di Nagu nel‭ ‬1936.‭ ‬E‭’ ‬lei ad affiancare Kristina nella morte.‭ ‬E‭’ ‬una figura positiva,‭ ‬comprensiva,‭ ‬affettuosa verso le recluse,‭ ‬con le quali condivide ogni aspetto dell’esistenza.‭ ‬Anch’essa è legata ad un uomo che partirà per la guerra e presto morirà,‭ ‬lasciandola incinta.‭ ‬Un confine fragilissimo divide il destino di Sigrid da quello di Kristina o delle altre ragazze che hanno avuto figli al di fuori del matrimonio,‭ ‬e questo confine è dato dalla consapevolezza del proprio ruolo,‭ ‬dei propri studi,‭ ‬forse dei propri diritti,‭ ‬ma la bambina nascerà e crescerà a Sjalo,‭ ‬per scelta della madre,‭ ‬protetta,‭ ‬accudita e curata da tutte le altre donne,‭ ‬al sicuro dalla malvagità e dall’aridità del mondo.‭ ‬Per Sigrid il manicomio diventa la Casa,‭ ‬la condivisione di storie di dolore le permette di affrontare il futuro con forza d’animo.‭ ‬
Donna tra donne,‭ ‬in un mondo senza uomini e senza le loro ipocrisie.‭
‬La guerra infuria in Europa ma porterà un epilogo insperato in questo luogo di gelo dell’anima.


Romanzo forte,‭ ‬intenso,‭ ‬talvolta straziante,‭ ‬da leggere con cura e lentezza,‭ ‬che rievoca il destino tragico e magari poco noto di tante donne,‭ ‬che ricorda come sia stato lungo il cammino dell’emancipazione femminile,‭ ‬quante vie abbia percorso e quante vite abbia piegato.


‭“‬La medicina moderna posa su fondamenta fatte di ossa e corpi morti,‭ ‬di indicibili sofferenze umane,‭ ‬e la domanda che possiamo porci è se questi sacrifici siano stati in sostanza positivi.‭ ‬Lo stesso atteggiamento è arrivato a plasmare i rapporti con le malattie spirituali.‭ ‬Le malattie della mente‭… ‬Dobbiamo praticare un’archeologia del silenzio per cercare tutte quelle voci dimenticate‭  ‬e riportarle in superficie‭”‬.


Ecco,‭ ‬alla fine di una lettura dal forte impatto emotivo,‭ ‬si ha bisogno di silenzio per ripensare a queste vite spezzate,‭ ‬ai tanti sogni infranti,‭ ‬al dolore indicibile e alla sofferenza che le ha accompagnate.‭ ‬Perché alla fine,‭ ‬nella solitudine,‭ ‬nel silenzio,‭ ‬nell’ossessione dei loro ricordi forse qualcuna‭  ‬folle lo diventa davvero.




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|RECENSIONE| La congiura dei fratelli Shakespeare - Bernard Cornwell

maggio 15, 2019







LA CONGIURA DEI FRATELLI SHAKESPEARE


di 
Bernard Cornwell

Nel cuore dell'Inghilterra elisabettiana, Richard Shakespeare sogna una carriera brillante all'interno del mondo teatrale londinese, mondo dominato da suo fratello maggiore, William. Ma Richard è un attore squattrinato, che sopravvive solamente grazie al suo bel viso, alla lingua tagliente e a piccoli furti. A poco a poco allontanatosi dal fratello, la cui fama cresce sempre di più, Richard è fortemente tentato di abbandonare la fedeltà alla famiglia. Così quando un manoscritto dal valore inestimabile sparisce, i sospetti ricadono su di lui. Costretto in un doppio gioco ad alto rischio che minaccia di rovinare non solo la sua carriera e l'eventuale ricchezza futura, ma anche quella dei suoi colleghi, Richard deve affidarsi a tutto ciò che ha imparato sugli spalti dei teatri più frequentati e nei vicoli meno battuti della città. Per evitare il patibolo, dovrà ricorrere a tutta la sua astuzia...











Nell'Inghilterra elisabettiana vive e scrive William Shakespeare, il più grande drammaturgo di tutti i tempi. Ma, per una volta, non è lui il protagonista del romanzo, bensì suo fratello minore Richard.
Il ragazzo è, a differenza dell'illustre parente, uno squattrinato che lavora al Theatre come attore e che accetta giocoforza i ruoli di ragazze e commette qualche furto per sbarcare il lunario. 
Sarà proprio questa sua propensione ai furti che lo caccerà nei guai, così si troverà a far tesoro di tutte le sue esperienze per non finire sulla forca e vivere serenamente la sua storia con Silvia, una cameriera che gli ha fatto perdere la testa.


Il romanzo è un'ode al teatro e all'età elisabettiana in tutte le sue sfaccettature, tanto che si potrebbero definire come veri protagonisti della vicenda in cui si muovono personaggi realmente esistiti e non.
Elisabetta I, dal 1558 al 1603 e fino alla morte del suo successore Giacomo I nel 1625, fece prosperare l'Inghilterra grazie ad uno sviluppo economico e culturale, dovuto alla convivenza comune e pacifica tra i puritani, anglicani e i cattolici (che si era persa col regno di Enrico VIII e la sua riforma protestante e con la figlia Maria I che aveva imposto il ritorno della religione cattolica, di fatto ingaggiando una lotta contro i protestanti e uccidendo chiunque non avesse abiurato). 
Fu sotto il suo regno che William Shakespeare, con le sue tragedie e commedie, ha emozionato il popolo inglese, inserendo anche dei sottili riferimenti ai precedenti regnanti e disseminando indizi su cosa realmente pensasse delle azioni sconsiderate dei monarchi.
Ma il ritratto dell'epoca d'oro che ci restituisce Cornwell non è così idilliaco: i puritani giudicano il teatro fonte di perdizione (per questo le donne non potevano recitare e gli uomini erano costretti ad interpretare ruoli femminili) e fanno di tutto per ostacolare le messe in scena delle opere, i cui copioni sono preziosissimi. Perché chi ha il copione completo ha in mano lo spettacolo, il teatro pieno ed i guadagni assicurati e non importa di chi sia la paternità dello scritto: non ci sono leggi sul diritto d'autore ed i mecenati dei teatri concorrenti lo sanno.
Ed è proprio qui che entra in gioco il fratello minore di Shakespeare: viene accusato di aver rubato un copione inedito ed importantissimo per l'intera compagnia.
Ma si sa che, se si cresce in ambiente teatrale, si sa fingere...o no. 


La congiura dei fratelli Shakespeare è un romanzo dal delizioso taglio classico, in cui tutto è una finzione reale. Ci si ritrova tra le fila del Theatre (il primo teatro adibito alle rappresentazioni teatrali a pagamento) ad assistere alle prove delle commedie e dei drammi Shakespeariani, ad eseguire i riti scaramantici prima di andare in scena insieme agli attori, a godere degli applausi del pubblico. Si vive in una Londra piovosa e sovraffollata, si sgomita per avere un ritardo nel pagamento dell'affitto e, tutto sommato, ci si rende conto che mondo era e mondo sarà. 
Un accurato ritratto dell'epoca elisabettiana che porta alla luce un personaggio rimasto sempre nell'ombra, quale Richard Shakespeare, che delinea dei ritratti non mitizzati - ma un po' romanzati - di personalità che sono realmente esistite, che lo rende un libro imperdibile per chi ama Shakespeare (di cui sono presenti riferimenti a Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta), la genesi del teatro e delle ricostruzioni particolareggiate della storia inglese.






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|RECENSIONE| La musa degli incubi- Laini Taylor

aprile 30, 2019











LA MUSA DEGLI INCUBI


di 
Laini Taylor


La peggiore paura degli abitanti di Pianto si è concretizzata: nella minacciosa fortezza di mesarzio i figli degli dèi sono ancora vivi. Sarai è diventata un fantasma, mentre il Sognatore ha appena scoperto di essere lui stesso un dio dalla pelle blu, l'unico capace di fronteggiare l'oscura Minya, animata dall'implacabile desiderio di vendetta nei confronti degli umani che massacrarono la sua gente. Lazlo si troverà di fronte alla più impensabile delle scelte: salvare la donna che ama oppure tutti gli altri. Ma inquietanti misteri dimenticati chiedono di essere risolti: da dove sono arrivati, veramente, i Mesarthim, e cosa ne è stato di tutti i bambini nati nella fortezza durante il dominio di Skathis? Quando i portali dimenticati si apriranno di nuovo, mondi lontani diventeranno pericolosamente vicini e un inatteso, potente nemico arriverà deciso a spazzare via le fragili speranze di tutti, dèi e umani. Sarai, la Musa degli Incubi, conoscitrice di ogni genere di paura fin da quando aveva sei anni, sarà costretta ad affrontare orrori che neanche immaginava e ad andare oltre i suoi stessi limiti: l'esperienza le ha insegnato che l'odio e il terrore sono sentimenti facili da provocare. Ma come si fa a rovesciare l'odio, a disinnescare la vendetta? È possibile salvare i mostri, piuttosto che annientarli? In questo seguito de "Il Sognatore" va in scena lo scontro tra distruzione e salvezza.













Alla fine de Il sognatore, precedente capitolo della duologia (leggi qui la recensione), ci si era trovati di fronte all'ineluttabilità straziante della morte. Un finale che, di certo, non ci si aspettava e che ha reso perfettamente l'idea della perdita dell'innocenza che, in questo romanzo, viene ripresa ed ampliata.


Ne La musa degli incubi c'è molta azione, oltre che una notevole crescita interiore in tutti i personaggi - protagonisti e secondari - che scopriranno che l'empatia e la comprensione sono sentimenti rari ma potenti. Non mancano, neanche in questo capitolo, la scoperta di nuovi tasselli riguardanti gli orrori perpetrati dagli dèi e dagli umani e rivelazioni sconvolgenti che porteranno alla comprensione dei punti rimasti in sospeso nel primo volume.
Ma senza mai dimenticare la speranza di rimediare a ciò che è stato fatto, quel desiderio di rivalsa nei confronti delle cattiverie gratuite.


Laini Taylor, complice la sua magnifica scrittura, ha edificato una storia complessa e particolare. La complessità non deriva dalla trama fantasy, bensì dai personaggi carismatici e dalle emozioni che riescono a far provare al lettore. Non è raro rivalutare ed empatizzare con i personaggi ma, questa volta, ci si ritrova ad essere un tutt'uno con loro, a sentire sulla propria pelle la furia cieca di Minya (l'eterna bambina che si rifiuta di crescere), la dedizione di Nova nel ritrovare la sorella perduta, il percorso di redenzione del Massacratore di dèi, l'affermazione e le scelte di Sarai e si scende dentro il dolore straziante di Lazlo.


La Taylor, in questo viaggio ricco di simbolismo, realismo ed umanità, non ha solamente inventato un universo magico ma ha chiaramente scritto, tra le righe, che non essere soli, essere veramente capiti, a volte è il sogno più ricorrente di tutti, uomini o dèi e che il cuore puro dei bambini può convivere con quello spezzato dagli adulti grazie ai sogni, gli unici in grado di far convivere entrambi, la linfa vitale della speranza, e che la chiave di tutto è l'accettazione di se stessi.



La storia di Lazlo e Sarai si è conclusa, il puzzle adesso ha tutti i pezzi al proprio posto, ma la fine di questa storia si apre verso un nuovo inizio. 
Quindi sarà davvero la fine?
Chissà.
Quel che è certo è che, una storia così, è difficile da dimenticare.






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