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|RECENSIONE MANGA| Pretty guardian Sailor Moon - Eternal Edition vol.1- Naoko Takeuchi

dicembre 07, 2019







Usagi è una quattordicenne che conduce una vita allegra e spensierata come tante sue coetanee. Tuttavia, il giorno in cui s'imbatte in una misteriosa gattina parlante di nome Luna, comincia per lei un'avventura sconvolgente: scopre infatti di essere Sailor Moon, guerriera dell'amore e della giustizia dotata dei poteri della Luna, e di avere sulle spalle il destino dell'intero pianeta!












Alzi la mano chi ha urlato almeno una volta: "Potere del Cristallo di Luna, vieni a me!" sognando di trasformarsi in una Sailor ed ha passato l'infanzia a combattere i nemici con il Moon Stick di plastica ed è andato a scuola con lo zaino (spesso tarocco) di Bunny/Usagi.
Che gioia, quindi, annunciarvi il ritorno in grande stile nelle fumetterie con un'edizione splendida di Sailor Moon, la paladina della giustizia che veste alla marinaretta, che punisce i nemici in nome della Luna!


Usagi Tsukino ha quattordici anni, è bella ma un po' tonta, non è mai puntuale, gioca sempre ai videogiochi, piagnucola incessantemente, vuole diventare come Sailor V e...non è nemmeno una studentessa modello.
Un giorno, proprio mentre si reca di corsa a scuola perché non si è svegliata in tempo, inciampa su un gatto nero che poco prima era stato trattato male da dei ragazzacci.
Ma non sa ancora che, dopo aver tolto il cerotto sulla fronte del micio, questo si rivelerà essere...Luna, la gatta parlante proveniente dal pianeta Mau, che la informa che è una delle Sailor Senshi (Guerriere Sailor) - le cinque prescelte che devono ritrovare la Principessa della Luna -, e le dona una spilla che riuscirà a trasformarla per combattere i nemici.
Nel primo volume della Eternal Edition seguiamo le sue vicende fino all'Act 7, quindi conosciamo già Ami Mizuno (Sailor Mercury), Rei Hino (Sailor Mars) e Makoto Kino (Sailor Jupiter) che aiuteranno la nostra Sailor Moon a combattere il Dark Kingdom. Senza ovviamente dimenticarci dell'affascinante Tukedo Kamen, che segue da vicino le gesta delle Guerriere Sailor e cerca incessantemente una pietra magica: il leggendario Cristallo d'Argento Illusorio. Ma una nuova Sailor aiuta le quattro amiche durante l'ultimo scontro, e sembra proprio che sia...Sailor V!
Questo è solo l'inizio di un'avventura indimenticabile che ha segnato intere generazioni.


Complice il celeberrimo adattamento anime degli anni '90 - pesantemente censurato in Italia come la maggior parte dei prodotti Mediaset dell'epoca -, la storia di Sailor Moon non è solo l'Opera Omnia della Sensei Naoko Takeuchi, ma un vero e proprio role model col quale tutte le bambine, a partire dal 1995, sono cresciute.
Infatti non è difficile rivedersi in Usagi: inizialmente è una ragazzina di quattordici anni come tutte, che ha un idolo (Sailor V) e che non studia ma preferisce giocare alla sala giochi; piagnucola (best moment ever: sconfigge per caso il primo nemico perché urla così tanto con delle ottave assurde che attiva gli ultrasuoni contenuti nei suoi odango!) e si appoggia spesso moralmente alle sue amiche Sailor.
Ma questo solo inizialmente, perché Sailor Moon non è solo un mahō shojō che ha dettato i canoni per il genere, racchiude buoni sentimenti e moltissima azione: è un manga di formazione, che mostra una rapida maturazione di un personaggio che, nel corso dei vari volumi, apprenderà, perderà e prenderà decisioni molto importanti e scoprirà cosa significa lottare per il bene altrui.


Questa veste grafica rinnovata e splendida presenta delle caratteristiche che la rendono un'edizione più da collezionismo che da "primo approccio" - anche per il prezzo che, seppur alto, è comunque leggittimo perché presenta una qualità stratosferica che rende l'Eternal l'edizione definitiva grazie a:


○ Cover inedite olografiche a sette colori;
○ Pagine interne a colori per ogni act;
○ Carta patinata;
○ Stampa ad altissima qualità digitally remastered;
○ Formato "big" 14,5x21;
○ 290 pagine.


A differenza dell'edizione standard che conta 16 volumi (12 + 2 Sailor V e 2 Short Stories), l'Eternal ne avrà solo 12.


L'Eternal è, dunque, un manga imperdibile per i fan delle Guerriere Sailor che vogliono arricchire la loro collezione con questo gioiello splendente (grazie alla copertina) e a chi vuole iniziare la serie (perché già col primo volume si arriva a metà del Dark Kingdom, quindi si appaga in fretta la sete del sapere l'esito finale) e avere un'edizione deluxe che non stanca gli occhi per le scritte piccole.
E, per le bambine che oggi bambine non sono più, sarà un'edizione celebrativa della propria eroina che ha dettato legge ed ha fatto conoscere cosa significa davvero il girl power.





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Si ringrazia la CE Edizioni Star Comics per l'invio del manga






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|REVIEW PARTY| La prima legge: L'ultima ragione dei re - Joe Abercrombie

dicembre 05, 2019












Logen Novedita è un guerriero in fuga dal Nord di cui è stato il campione idolatrato tanto dai nemici che lo vorrebbero morto come dagli amici che farebbero meglio a crederlo tale. Perché dentro di lui si annida il Sanguinario, un'ombra per cui orrore, fuoco e morte sono un banchetto al quale invitare tutto e tutti. Glokta l'Inquisitore trascina il proprio corpo torturato nei palazzi del potere, investigando su una cospirazione in grado di ribaltare l'ordine costituito. Il giovane Jezal dan Luthar, che forse si accontenterebbe della propria bellezza, sfacciataggine e abilità nella scherma, scoprirà che qualcuno nutre grandi e pericolosi progetti per lui. Il Maggiore West deve lottare contro la propria sorella, l'idiozia delle gerarchie militari, e la costante feroce emicrania. Nelle vene della misteriosa e intrattabile Ferro Maljinn scorre sangue di demone, e una sete di vendetta che minaccia di travolgere un Impero. I loro cammini sono destinati a incrociarsi nella guerra che chiude le sue fauci sull'Unione da Nord a Sud, mentre alle ombre del passato e ai sortilegi si sommano le nuove, devastanti forze dell'oro e della tecnologia. Con questo affresco, ricco di pathos e umorismo nero, che comprende rovine ciclopiche e bettole, schermaglie politiche e duelli brutali in un cerchio di scudi, mercenari e prostitute, regine e banchieri, Joe Abercrombie ha portato il fantasy verso nuovi confini, capaci di fondere J.R.R. Tolkien e i noir americani, il realismo di G.R.R. Martin e l'ironia citazionista di Tarantino.





















Se hai perso la recensione dei primi due volumi clicca qui e qui!





Con L'ultima ragione dei re si chiude la trilogia de La prima legge dell'incredibile Joe Abercrombie, rivelazione del grimdark fantasy.



Anche se in questo volume tutti i misteri e gli intrighi vengono svelati e la penna di Abrcrombie è sciuramente migliorata, c'è qualcosa che potrebbe dividere i fan della serie: il finale amaro.
Giusto o sbagliato che sia, però, non è importante, perché la parte significativa è il viaggio che i nostri anti-eroi - poco amabili, pieni di difetti e molto, molto umani - hanno compiuto.



I grandi meriti di Abercrombie sono stati sicuramente l'eccellente caratterizzazione dei personaggi, realizzare un worldbuilding curato nei minimi dettagli, il saper condurre magistralmente le battaglie e lo svelare segreti sconvolgenti con il solito stile irriverente e sarcastico che abbiamo imparato ad amare. 



Unica avvertenza per chi si stesse avventurando (o volesse farlo) in questo viaggio da oltre mille pagine: godetevi ogni parola senza fretta e fatevi trasportare in questo mondo che, più che fantasy, rispecchia molto da chi è composta la società attuale.








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Si ringrazia la CE Mondadori per l'invio del libro digitale





recensioni

|REVIEW PARTY| Piccole donne - Louisa May Alcott

dicembre 03, 2019












Divenuta subito un classico, la storia di Jo, Meg, Amy e Beth ha avvinto intere generazioni. Questo volume presenta il ciclo completo dei quattro romanzi.






















Ritorna tra gli scaffali delle librerie italiane il grande classico scritto da Louisa May Alcott, in una nuova e prestigiosa veste da "drago" Oscar Mondadori contenente l'intera tetralogia - Piccole Donne, Piccole Donne Crescono, Piccoli Uomini e I ragazzi di Jo -, in doppia colonna e in versione integrale, dedicata alle sorelle March.



Ambientato durante la guerra di secessione, la storia di Meg, Jo, Beth ed Amy - ragazze che non sono più benestanti e che sono costrette a lavorare per aiutare economicamente la famiglia in quanto il padre è andato al fronte - non è solo ricca di buoni sentimenti e spunti di riflessione, quanto un vero e proprio romanzo dalla forte inclinazione femminista.
La Alcott era una forte sostenitrice del suffraggio universale e, nonostante si sappia (grazie alla nuova biografia di Martha Saxton) quanto faticasse nel riconoscersi nel personaggio di Jo, la sua cocciuta e brillante protagonista, le ha donato il suo bisogno di scrivere per sostentarsi in un mondo che ancora non era pronto a veder una donna indossare i pantaloni.



La storia di Piccole Donne, complici i numerosi adattamenti cinematografici, è nota a tutti ma, a maggior ragione oggi che siamo circondati da tecnologia e lussi, questi romanzi di formazione riescono a far vedere le cose sotto la giusta prospettiva e insegnano a gioire delle piccole cose e dell'affetto familiare.



Dopo 150 anni è bello leggere ancora di tutto ciò che è stato e che non tornerà, in primis sentimenti ed emozioni genuini che fanno sognare ancora le ragazzine e lo rendono un capolavoro attuale ed imperdibile.








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Si ringrazia la CE Mondadori per l'invio del libro digitale





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|REVIEW PARTY| Il priorato dell'albero delle arance - Samantha Shannon

novembre 30, 2019












Il romanzo fantasy dell'anno. La casa di Berethnet ha regnato su Inys per mille anni ma ora sembra destinata a estinguersi se la regina Sabran IX non si sposerà e darà alla luce una figlia. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell'ombra della corte. A vegliare segretamente su Sabran c'è Ead Duryan, adepta di una società segreta che, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys... Tra draghi, lotte per il potere e indimenticabili eroine, l'epico fantasy al femminile per il nuovo millennio.





















È arrivato in Italia, finalmente, Il priorato dell'albero delle arance, il nuovo epic fantasy che promette - e mantiene - interessanti ore di lettura.
Bookporn a livelli allucinanti - copertina rigida con dettagli traslucidi, pagine colorate, mappe stupende, segnalibro ton-sur-ton e sovraccoperta stampata fronte/retro - che supera (e ce ne vuole!) l'edizione cartacea della trilogia di Nevernight, conta quasi 900 pagine di puro intrattenimento tradotte da un'eccellente Benedetta Gallo.
Anche se in verità non ci si dovrebbe stupire, dato che Mondadori Oscar Vault seleziona solo il meglio sia come qualità di testi che di vesti grafiche accattivanti.


Il romanzo presenta una narrazione corale, grazie ai quattro POV, ed ha un worldbuilding particolare ed interessante: le nazioni che vengono presentate - Nord, Sud, Oriente e Occidente - sono un mix di culture, folklore, usi e costumi di luoghi realmente esistiti e mai dimenticati - basti pensare alla Cina imperiale, all'Europa del seicento, ai paesi arabi e il giappone - e che sono accomunate dal terrore che il Senza Nome, il loro più grande nemico, possa ritornare e distruggere come mille anni prima tutto il territorio con la sua armata draconica.


Il priorato dell'albero delle arance non è un romanzo a cui ci si può approcciare con facilità: complice la vasta ambientazione e la moltitudine di personaggi, entrambi ipercaratterizzati e realistici, richiede molta concentrazione per portare a termine la lettura.
Specialmente se è un volume autoconclusivo e ricco di informazioni che, a primo impatto e complice la mole, lascia un po' disorientati.
Per fortuna, però, il romanzo scorre bene dopo le prime duecento pagine, grazie alla penna agile della Shannon, e ci si ritroverà avvinti in una narrazione stupefacente in cui si muovono draghi (pacifici e non) ed eroine che devono districarsi tra società segrete, intrighi, misteri, magia, tradimenti, lotte, guerre e, naturalmente, l'immancabile componente amorosa.


Un altro aspetto importante che sicuramente merita attenzione è che il romanzo è un inno al femminismo: la Shannon ha ridisegnato i confini del fantasy ed ha donato alle sue eroine il coraggio che solo le donne possono avere (e tirare fuori) in certe situazioni, oltre che aver inserito l'inclusività nella totalità delle accezioni del termine e dato il punto di svolta che serviva a questo genere letterario: basta personaggi femminili relegati ad accessori o premi per cui lottare e vincere le guerre, basta donne assoggettate all'uomo. Qui si assiste ad un vero e proprio ribaltamento dei ruoli, ed è piacevole, alle soglie del 2020, leggere l'innovazione in campo letterario - ci aveva provato negli anni ‘80 anche l'immensa Ursula K. Le Guin, come dichiarato recentemente in un documentario, ma l’epoca evidentemente non era ancora matura per l'accettazione del girl power.


Il priorato dell'albero delle arance, che è arricchito anche da glossari riguardanti speigazioni su periodi storici e nomenclature, in definitiva è un libro che appassiona, coinvolge, stupisce, commuove e che sarà difficile dimenticare.








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|RECENSIONE FILM| Il re leone - 2019

novembre 29, 2019
























Convinto di essere responsabile della morte del padre re Mufasa, in realtà ucciso dal perfido fratello Scar, il piccolo leoncino Simba si allontana dalla sua terra. Accolto e allevato dal suricato Timon e dal facocero Pumbaa, Simba cresce cercando di dimenticare il passato. Ritrovato da Nala, sua vecchia compagna di giochi, e Rafiki, babbuino sciamano, decide di tornare per scacciare l'usurpatore Scar...










Può contenere spoiler




Un ruggito di saluto a tutti. 
Stavolta vi trasporto nel cuore dell'Africa, nella Savana, sulla rupe resa famosa dalla Disney. 
Un tuffo nel passato? 
No, poiché in sala è uscito il live action - gli amati e odiati live action Disney - e, come promesso nella mia recensione su Dumbo, eccoci a parlare di quest'altra pellicola tanto discussa.



Ecco che lo schermo si accende, il familiare coro tribale risuona nella sala, per poi lasciare il campo a “Il cerchio della vita”, lasciandoci cullare tra quelle parole che i più maturi (mano alzata) conoscono a memoria, mentre Rafiki il babbuino espone a tutti i sudditi, rispettosi ed entusiasti, il principe Simba. 
Una delle scene più epiche di tutto il repertorio Disney, quella della posa in aria del leoncino, tanto che persino i vostri animali da compagnia avranno fatto la stessa fine (ammettetelo, di averlo fatto con i vostri gatti - se poi avete un leone ben venga: avrete minor problema di me a far star zitti i vicini). Dunque, veniamo alle cose serie: bisogna dichiararlo a voce alta: “le canzoni di tutto il film sono identiche alla versione originale ”.  
Lo ammetto, per tutta la durata boccheggiavo per cantare silenziosamente tutti i pezzi. Lo stesso non è accaduto per la Bella e la Bestia e ho provato un leggero fastidio. Però che dire, la grafica dei paesaggi è d'impatto e gli animali, creati in digitale, paiono animali veri e propri e non artefatti al computer.



La trasposizione ripercorre a 360° quello del cartone animato, abbiamo Mufasa, un leone tutto d'un pezzo, il re dei felini africani - che ha la voce di Luca Ward che sconvolge gli ormoni, oltre a deliziare le orecchie - sempre amorevole e insieme integerrimo nell’occuparsi del suo branco e dei suoi sudditi; compito non sempre facile visto che ha parecchi grattacapi: un figlioletto molto vivace a cui tramettere saggezze, un fratello sfuggente e che trama nell'ombra contro di lui, infine le iene che minacciano spesso e volentieri  di violare i territori di caccia, dai quali sono state esiliate per una impossibile convivenza. 
Il leone è luce, la iena è la tenebra. 
Il piccolo Simba cresce in questo ambiente sereno, recependo via via gli insegnamenti di suo padre, benché lui sembri troppo immaturo e monello per poterne afferrare il senso: il cerchio della vita, un messaggio non certo scontato e di grande importanza. Ogni essere vivente è parte di un cerchio naturale, ecco perché non bisogna uccidere inutilmente e danneggiare il prossimo di proposito.
Sarebbe di buon auspicio che anche l'uomo seguisse questo legge naturale e non stravolgerne l'equilibrio..
Mufasa delimita i confini del regno, in modo che il pargoletto sappia esattamente quali siano i territori da non oltrepassare. Ovviamente il re ottiene il risultato opposto, accendendo la morbosa curiosità di Simba, accentuata dal subdolo zio Scar, il quale coglie la palla al balzo per istigare il nipotino a intraprendere una gita nella zona proibita. Simba, eccitatissimo di quella avventura, interrompe la seduta di lavaggio a leccata della sua amica Nala, nonché futura fidanzata, che convince a seguirlo nell'ignaro pericolo. 
Mai inseguire i maschi, nemmeno da cuccioli. 
Simba e Nala  riescono a seminare il Zazu, il pennuto galoppino e consigliere di Mufasa, tanto saggio quanto pignolo, e arrivare a una desolante destinazione: il cimitero di elefanti, un luogo senza colore e vitalità. Per forza, sono morti.
Beh, non è che i leoni potessero mettere cartelli con su scritto: ”Vietato l'accesso ” o una rete di filo spinato. Loro si accontentano della fiducia.
La prima a rendersi conto di aver commesso una bravata è Nala, nel frattempo Simba si ritrova davanti alla cosiddetta realtà brutale; una scelta presa alla leggera può portare alla morte. Le iene sono in agguato, tra cui la loro boss mafiosa Shenzi, ma il prode re felino balza in aiuto degli indifesi, mettendo in fuga il nemico. Simba si prepara al predicozzo che si è meritato, eppure il leone adulto rimane più ammansito rispetto al solito, guarda il cielo, nel firmamento, e ci vede gli antenati che lo fissano da anni e anni. 
Probabilmente lui, da piccolo, ne ha combinate di peggio, ma non lo vuole ammettere. 
Sembra che tutto sia sistemato, invece ci avviciniamo al frangente più traumatico del live, il trauma infantile della morte di Mufasa. 
Io ero disperata perché non avrei più sentito la voce di Luca Ward. 😭 Non è spoiler, vero?🤔
Tutta colpa di Scar e delle sue nuove  amiche iene, le quali provocano la fuga delle mandria impazzita di manzi… no, aspetta sono gnu, di gnu, che inferociti si buttano come tori impazziti nello strapiombo e tra un po' schiacciano Simba come una scarafaggio che gironzola beato per la casa. Mufasa non ci pensa due volte a salvare la sua prole, ed ecco che Scar ne approfitta per levarselo dalle zampe e rubargli il trono delle rupe (?), facendolo volare nel dirupo e schiantare a terra. E uno ce lo siamo giocato. 
Lo zietto non ci mette molto a sputar veleno e incolpa il nipotino della sventura.
Da qui comincia l'esilio di Simba e l'incontro con i personaggi più simpatici e più golosi di insetti della Tv. Timon il suricata e Pumba il facocero scoreggione. Un toccasana per l’inconsolabile leoncino.
La loro filosofia è Hakuna Matata, ovvero Senza pensieri, in pratica la stessa filosofia dei politici italiani. Il classico massì, che ce frega. 
Ed ecco che ci ritroviamo un Simba adulto e un po' complessato, soprattutto all'incontro con la leonessa Nala, andata via dalla rupe per cercare l'eletto che riuscirà a spodestare Scar. Incoraggiato da Cupido - la freccia dell'amore non devia un tiro - e da Rafiki il babbuino, Simba decide infine di affrontare il suo destino e finalmente prendere il posto che gli spetta.



Il fatto che la trama Il re Leone sia identica al cartone, sia nello svolgimento e in gran parte nei dialoghi tra personaggi ha entusiasmato alcuni, altri no perché non ci trovano nulla di originale e questo li convince a prendere in considerazione neanche di andarlo a vedere. 
Voi cosa ne pensate? 
A me è piaciuto così com'è, l'unica nota dolente a cui mi appello è il doppiaggio di Simba e Nala adulti.
Senza nulla togliere a Mengoni ed Elisa, fanno anche bene il loro mestiere, ma è necessario affidare il doppiaggio a chi non lo è di professione, come per esempio il signor Ward? 
Si sente che ci sono delle mancanze nei toni, delle sfumature importanti da utilizzare.
Son sincera, se la sono pure cavata, è stato peggio il doppiaggio di Saphira di Ilaria D'Amico in Eragon: quello era devastante.
Mi farebbe piacere sapere il vostro parere.
Vi saluto, al prossimo film.






Recensione a cura di:






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