Il romanzo fantasy dell'anno. La casa di Berethnet ha regnato su Inys per mille anni ma ora sembra destinata a estinguersi se la regina Sabran IX non si sposerà e darà alla luce una figlia. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell'ombra della corte. A vegliare segretamente su Sabran c'è Ead Duryan, adepta di una società segreta che, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys... Tra draghi, lotte per il potere e indimenticabili eroine, l'epico fantasy al femminile per il nuovo millennio.
È arrivato in Italia, finalmente, Il priorato dell'albero delle arance, il nuovo epic fantasy che promette - e mantiene - interessanti ore di lettura.
Bookporn a livelli allucinanti - copertina rigida con dettagli traslucidi, pagine colorate, mappe stupende, segnalibro ton-sur-ton e sovraccoperta stampata fronte/retro - che supera (e ce ne vuole!) l'edizione cartacea della trilogia di Nevernight, conta quasi 900 pagine di puro intrattenimento tradotte da un'eccellente Benedetta Gallo.
Anche se in verità non ci si dovrebbe stupire, dato che Mondadori Oscar Vault seleziona solo il meglio sia come qualità di testi che di vesti grafiche accattivanti.
Il romanzo presenta una narrazione corale, grazie ai quattro POV, ed ha un worldbuilding particolare ed interessante: le nazioni che vengono presentate - Nord, Sud, Oriente e Occidente - sono un mix di culture, folklore, usi e costumi di luoghi realmente esistiti e mai dimenticati - basti pensare alla Cina imperiale, all'Europa del seicento, ai paesi arabi e il giappone - e che sono accomunate dal terrore che il Senza Nome, il loro più grande nemico, possa ritornare e distruggere come mille anni prima tutto il territorio con la sua armata draconica.
Il priorato dell'albero delle arance non è un romanzo a cui ci si può approcciare con facilità: complice la vasta ambientazione e la moltitudine di personaggi, entrambi ipercaratterizzati e realistici, richiede molta concentrazione per portare a termine la lettura.
Specialmente se è un volume autoconclusivo e ricco di informazioni che, a primo impatto e complice la mole, lascia un po' disorientati.
Per fortuna, però, il romanzo scorre bene dopo le prime duecento pagine, grazie alla penna agile della Shannon, e ci si ritroverà avvinti in una narrazione stupefacente in cui si muovono draghi (pacifici e non) ed eroine che devono districarsi tra società segrete, intrighi, misteri, magia, tradimenti, lotte, guerre e, naturalmente, l'immancabile componente amorosa.
Un altro aspetto importante che sicuramente merita attenzione è che il romanzo è un inno al femminismo: la Shannon ha ridisegnato i confini del fantasy ed ha donato alle sue eroine il coraggio che solo le donne possono avere (e tirare fuori) in certe situazioni, oltre che aver inserito l'inclusività nella totalità delle accezioni del termine e dato il punto di svolta che serviva a questo genere letterario: basta personaggi femminili relegati ad accessori o premi per cui lottare e vincere le guerre, basta donne assoggettate all'uomo. Qui si assiste ad un vero e proprio ribaltamento dei ruoli, ed è piacevole, alle soglie del 2020, leggere l'innovazione in campo letterario - ci aveva provato negli anni ‘80 anche l'immensa Ursula K. Le Guin, come dichiarato recentemente in un documentario, ma l’epoca evidentemente non era ancora matura per l'accettazione del girl power.
Il priorato dell'albero delle arance, che è arricchito anche da glossari riguardanti speigazioni su periodi storici e nomenclature, in definitiva è un libro che appassiona, coinvolge, stupisce, commuove e che sarà difficile dimenticare.
Recensione a cura di:
Si ringrazia la CE Mondadori per la stampata delle bozze