|RECENSIONE| Sono sempre io - Jojo Moyes

febbraio 10, 2018








SONO SEMPRE IO

di
Jojo Moyes








Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 2018
Formato: ebook/copertina flessibile
Pagine: 440


Prezzo





Lou Clark sa tante cose... 
Ora che si è trasferita a New York e lavora per una coppia ricchissima e molto esigente che vive in un palazzo da favola nell'Upper East Side, sa quanti chilometri di distanza la separano da Sam, il suo amore rimasto a Londra. 
Sa che Leonard Gopnik, il suo datore di lavoro, è una brava persona e che la sua giovane e bella moglie Agnes gli nasconde un segreto. Come assistente di Agnes, sa che deve assecondare i suoi capricci e i suoi umori alterni e trarre il massimo da ogni istante di questa esperienza che per lei è una vera e propria avventura. L'ambiente privilegiato che si ritrova a frequentare è infatti lontanissimo dal suo mondo e da ciò che ha conosciuto finora. Quello che però Lou non sa è che sta per incontrare un uomo che metterà a soqquadro le sue poche certezze. 
Perché Josh le ricorda in modo impressionante una persona per lei fondamentale, come un richiamo irresistibile dal passato... 
Non sa cosa fare, ma sa perfettamente che qualsiasi cosa decida cambierà per sempre la sua vita. 
E che per lei è arrivato il momento di scoprire chi è davvero Louisa Clark.





















Dopo l’Opera Omnia “Io prima di te” (leggi qui larecensione) e quello-spreco-di-carta-epocale di “Dopo di te” (leggi qui larecensione), ecco che arriva il volume conclusivo – dal titolo che è una palese minaccia – di questa trilogia che nessuno aveva chiesto né voluto.
Ad eccezione di qualche grande intelligenza sprecata che non si è accontentata della conclusione di “Io prima di te” (che continuerò a considerare un volume unico) ed ha ben pensato di fare una petizione e di scrivere alla Moyes, la quale ha fiutato l’odore dei big moneys e non ha perso tempo, sfornando due storielle in due anni e che ho letto solo perché la mia socia Smallintrix mi ha regalato (in previsione delle mie famose recensioni dissacratrici).

Dato che l’hype per questa mia opinione è salito alle stelle (tra amici, colleghi su instagam, gruppi di lettura, whatsapp e GoodReads non si sa chi la stia aspettando con più fervore) direi di cominciare la recensione e di smettere con i preamboli.



Strano a dirsi: questo libro non mi è dispiaciuto.
Certo, quanto a qualità di contenuti stiamo sempre sul pessimo andante, ma qualcosa da salvare l’ho trovata.
E non vale dire che, scavando a fondo, qualcosa di buono si trova sempre (per quanto poco sia) 😉
Sarò dissacrante?
Non posso esimermi.
Ma sempre con la gentilezza che mi contraddistingue (?).



Ritroviamo Louisa Clark dove l’avevamo lasciata: ovvero in aeroporto.
Solo che è appena arrivata in America e non perde tempo per farsi riconoscere e far notare quanto sia una persona eccentrica e con la passione per la Crusca (no, non parlo dell’Accademia).
Il sogno americano di Lou inizia in modo molto incoraggiante: per non si sa quale motivo, se non quello palese di gettare altri soldi al vento, Mrs. Agnes Gopnik la assume come assistente.
Il che significa partecipare ad eventi esclusivi con indosso abiti che costano più di quello che chiunque con tre lavori non otterrebbe in una vita di privazioni, esaudire richieste impossibili alla tipo “Lou is the new Andy Sacks e Agnes is the new Miranda Priestley e siamo direttamente sul set de Il diavolo veste Prada” ed incontrare in tempo zero il clone di Will Traynor (che poi, in pratica, sarà anche l’ennesima similitudine con il film campione d’incassi del 2006, in quanto sia la loro storia d’amore che i suoi interventi salva-lavoro saranno identici al personaggio interpretato da Simon Baker).
Naturalmente questo metterà Lou un po’ nei casini sentimentali e comincerà con le paturnie che uccideranno e romperanno – letteralmente e rispettivamente – l’intelletto e le magic balls del lettore (capitela, pls).
Ma i guai non sono finiti: Josh (che altro non è che Will 2 la vendetta) è sempre in giro ed incontra casualmente Louisa ogni 3x2, anche quando viene in visita a New York Sam il pompiere Ambulanza e non si sa chi vince, ma a testosterone ci siamo e che vinca il migliore.

Tra una paturnia mentale e l’altra, avvengono tante di quelle cose che, tecnicamente, dovrebbero svegliare il lettore dai sonni profondi che la lettura induce, ma praticamente risulteranno note stonate in un libro che (povero albero) è uno spreco di tempo ed energie.
Di cosa sto parlando? 



-> SPOILERRRRRRRRRR <-
Saltate la parte spoiler se non volete anticipazioni (qualora ci fossero, ma è giusto scriverlo)



Lavoro:
Agnes Gopnik ha una figlia di quattro anni, straviziata, che abita in Polonia e, per regalarle un piccolo pianoforte, obbliga Louisa a fare bancomat in segreto ogni giorno per raccogliere la somma ingente senza destare sospetti (perché Agnes ha firmato un contratto prematrimoniale dove si impegna a non avere figli).
Per questo, Lou verrà licenziata dai Gopnik: perché ha creduto, stupidamente, di essere un’amica e non una dipendente della viziata moglie ventottenne dell’uomo d’affari (non si sa quali, non si sa di cosa si occupa...un po’ come Mr. Grey che non si sa che lavoro fa ma macina miliardi di dollari al secondo ma a nessuno importa e va bene così) più importante d’America.
Per non tradire una confidenza.
Ed Agnes anziché scusarsi e rimediare, si limita a girare la faccia dall’altro lato.
Che amica esemplare!


Amore:
Lou lascia l’unico uomo che flirta al citofono perché, anche se innamorata, troppi chilometri di distanza, e complice un profilo facebook pubblico di una nuova “bambola” appena messa in commercio (Barbie Paramedico) che lavora con lui, l’hanno fatta ammattire.
A me ha fatto schifo l’ammissione di Sam il pompiere Ambulanza del tipo “Sai Lou, tu sei lontana ed io solo non ci so stare, quindi mi va bene chiunque e bye bye”.
Ci sono parole per descrivere questo comportamento?
Sì, molte.
Ma non le scrivo perché sono un recensore serio (!) e mi limito a lasciare a voi i commenti.
E questo era Sam, ma di Lou che non perde tempo e la va a dare a Josh/Will dopo due giorni perché “tanto Sam è lontano e se la fa con la Barbie Paramedico ed io non sono scema che mi perdo questa occasione mumble mumble” ne vogliamo parlare?
Ancora una volta a voi i commenti.



Famiglia:
Una delle cose che proprio mi hanno fatto impazzire è stata proprio la famiglia di Lou.
Ricordate di cosa si lamentava Louisa Clark nei precedenti libri?
“Che palle ‘sta cittadina, non succede nulla e che palle la mia famiglia di bigotti”.
Bigotti che, alla notizia che Treena è gay (vi giuro: è scritto “gay” e non “lesbica”) hanno fatto la faccia stupita per due righe, poi si sono presentati alla compagna ed hanno risolto la questione in meno di dieci pagine con sorrisi, abbracci ed una tazza di the.
Cos’è che diceva, Lou, in “io prima di te”?
“Non c’è nulla che non si possa sistemare con una buona tazza di the!”.
Che dire?
Quando farete coming out con i vostri genitori bigotti portatevi un thermos con la bevanda più amata dagli inglesi e fate sapere alla Moyes se lo hanno bevuto con un sorriso o se ve lo hanno tirato dietro.



-> FINE SPOILERRRRRRRRRR <-
Ok, potete rileggere senza problemi
😉



La cosa che non sopporto è come un talento come la Moyes (perché ha talento, è innegabile) abbia dovuto ricorrere ad una trama così banale e scontata, scopiazzata da diversi film e con tematiche palesemente gay friendly ad uso e consumo della fruibilità a più persone possibili e creare di se stessa un brand ed annettere anche una buona dose di marketing.
Parliamoci chiaro: la storia dell’omosessualità di cui ho parlato nella sezione spoiler è una vergogna.
Non un minimo di costruzione del background della coppia in causa: solo un sottofondo della storia principale.
L’omosessualità, per i bigotti (come più volte sottolineato da Lou), è qualcosa di imperdonabile, quindi sarebbe stato opportuno magari approfondire il come i personaggi abbiano accettato la cosa.
La storia dei Gopnik (i dettagli sono sempre nella sezione spoiler), si risolve solo alla fine e senza chiarimenti, solo con un sorriso da parte di Agnes, no problems e no regrets (non aggiungo altro per non spoilerare tutto il libro).
Per non parlare del rapporto della vicina di casa con il figlio: Lou, impietosita, scrive al nipote e, non appena questa povera donna sta per tirare le cuoia, il figlio (avvisato dal nipote) si passa la mano sulla coscienza e, dopo oltre quarant’anni di rancori e che rifiutava di vedere sua madre, fa l’improvvisata e decide di far stabilire la poveraccia in casa sua ad effetto immediato.
Queen Mary spostati: la nuova regina di C’è Posta per te è Louisa Clark.
Insomma, per la Moyes le questioni importanti finiscono tutte a Tarallucci & Vino in due pagine e chi si è visto si è visto.

Il genere del libro è la commedia romantica, quindi teoricamente ci sta che alcuni temi siano trattati alla leggera…ma “alla leggera” non significa banalizzarli e svilirli.

Questo libro è tutto incentrato sulla ricerca di identità di Lou, ed ok, lo abbiamo capito che alla fine ha ritrovato se stessa e tutte queste belle cose, ma la Moyes ha esagerato un po’ con quegli aspetti che non erano rilevanti.
Ovvero con Josh, Will 2 la vendetta, che dice di amare Louisa ma poi si porta a letto anche il resto di New York e la vuole senza gli abiti vintage che tanto la rendono diversa.
In pratica, la presenza di Josh è un mezzo, durato poche pagine, per far capire alla ragazza che lei è lei, con tutti i lustrini e le calze a righe da ape.
Un personaggio introdotto banalmente e scomparso improvvisamente dopo che Lou gli ha detto addio, senza nemmeno un messaggio per capire, senza riprovarci.
Allora mi chiedo: che ne è stato di tutto quell’amore che Josh diceva di provare nei confronti della protagonista?
Boh, andiamo avanti.
La Moyes ha esagerato anche con le descrizioni delle robe vintage che Lou si ostina a comprare, con questa eccessiva caratterizzazione di un personaggio che già conosciamo bene (e che abbiamo sopportato in “dopo di te”).
Sono sicura che, togliendo tutti i riferimenti agli abiti vintage (marche, colori, costruzioni, anni di fabbrica, quanti bottoni e di quale qualità sono presenti su questo e quel vestito), avrebbe di sicuro eliminato almeno 200 pagine e risparmiato a noi questo penoso infarcire di informazioni inutili un libro che nasce come conclusione non richiesta della vita di Louisa Clark. 
La fine del libro, poi, sembra sia presa dal film “Insonnia d’amore” e lo scambio di lettere con Sam da “C’è posta per te” (il film, questa volta), entrambi film meravigliosi di Nora Ephron (datati rispettivamente 1993 e 1998 ed entrambi interpretati dalla coppia d’oro Hanks/Ryan).
Quindi, in definitiva, cos’ha di originale questo libro?
Credo nulla.

Adesso, con tutto questo papiro pieno di cose negative, vi starete chiedendo cos’abbia trovato da salvare per dargli la bellezza di 4 stelle su GoodReads.
Ve lo dico subito: che è finito questo strazio e non ci sorbiremo altri romanzi su Lou e la sua vita futura.
No, scherzo!
Mi è piaciuto il rapporto di Lou con la vicina di casa, con il cagnolino di quest’ultima e l’improvvisa voglia di essere sé stessa e di essere pronta a rinunciare al vero amore della sua vita a favore della sua realizzazione.
Questo è un tema che mi è molto caro, ed a mio avviso, dopo tanto ciarpame sotto forma di parole unite in tante frasi inutili, ho trovato che il vero significato di tutto il libro è:

“L’unica lotta che devi sostenere è quella per la tua realizzazione. Sii fiera di essere te stessa, il resto è solo appagamento momentaneo e non ne vale la pena buttare al vento le occasioni per qualcosa di effimero.”

Effimero leggasi: “amore”.


In definitiva, quindi, sebbene sia un romanzo COMPLETAMENTE INUTILE e che non porta nessuna novità letteraria, con mille scopiazzamenti ingloriosi a film di successo e con vergognosi clichè romantici da voltastomaco e diabete mellito, non mi sento di sconsigliarlo in toto.
Magari saltate pagina quando trovate una situazione davvero inutile (il che significherebbe fare il jump ogni 2/3 pagine) ma se riuscite ad andare oltre questo spregevole tentativo di editoria rosa potrete trovare, forse, qualcosa di buono.
Forse.
Ma probabilmente non c’è nulla da scoprire, perché vi ho detto tutto io con una buona e sana dose di sarcasmo 😉  
















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