|RECENSIONE SERIE TV| Tredici - 13 Reasons Why (2017- )
agosto 08, 2017
Anno: 2017 – in produzione
Genere: Teen Drama
Principali interpreti:
Dylan Minnette
Katherine Langford
Kate Walsh
Il liceo locale di un classico sobborgo americano è sconvolto dal recente suicidio della studentessa del terzo anno Hannah Baker. Qualche giorno dopo, un suo compagno di classe ed amico, Clay Jensen, trova una scatola contenente sette nastri in cui sono raccolte tredici registrazioni fatte proprio da Hannah, in cui spiega i tredici motivi che l'hanno spinta a togliersi la vita; chi riceve quelle cassette è proprio uno dei motivi.
Tormentato, il ragazzo inizia ad ascoltare le registrazioni per capire che ruolo ha avuto in quel tragico gesto. Scoprirà che Hannah è stata vittima di voci malevole, bullismo ed anche violenze da parte dei compagni, e che molti di questi ultimi, dietro le apparenze, nascondono dei segreti anche terribili.
Durante l'ascolto, Clay verrà ostacolato dagli altri destinatati delle cassette, che vogliono impedirgli di far trapelare le verità conosciute da Hannah.
Nonostante il romanzo di Jay Asher (di cui faremo una recensione prossimamente) sia uscito nel 2007 in patria e l'anno successivo in Italia, è solo con la recentissima serie tv dal titolo omonimo, prodotta e distribuita dalla piattaforma on demand Netflix, che entrambi stanno imponendosi al grande pubblico di tutto il mondo. Il perchè è presto detto: parlano con realismo e senza filtri di quasi tutti i temi tabù delle varie generazioni.
Bullismo e cyberbullismo, diffamazione, molestie e violenze sessuali, depressione, genitori assenti..nelle serie tv e nei film attuali non se ne parla mai o, comunque, in modo molto edulcorato, in modo da non traumatizzare lo spettatore, spesso inseriti nella storia in modo funzionale alla riuscita professionale del protagonista, come ad una sorta di “vendetta” su chi lo ha ostacolato in passato. Il tutto, comunque, senza soffermarsi troppo sui soprusi subiti da ragazzini, ma come una sorta di flashback che, a volte, tende anche a giustificare le azioni dell'antagonista.
In questa serie, invece, non c'è sconto, non c'è divertimento, nessuno ti prende per mano e ti conduce verso la luce: Hannah Baker si è suicidata. Ha compiuto un atto estremo, terribile.
E non lo ha fatto per ottenere visibilità.
Lo ha fatto per disperazione, perchè anche lo psicologo che avrebbe dovuto aiutarla le ha suggerito di andare avanti e dimenticare i soprusi, le cattiverie e le violenze.
E' un teen drama che distrugge, fa capire cosa significa essere rimasti soli, e fa capire cosa significa essere dei superstiti alle morti di un suicida.
Tutto il mondo che avevi creato, all'improvviso ti cade addosso e ti ritrovi a dover mettere insieme i pezzi.
Allora vediamo Olivia Baker, la madre di Hannah, che non si rassegna alla perdita prematura della figlia, convinta che non ci sia solo la voglia di mettersi in mostra, come suggerisce la scuola, ma qualcosa di terribile che l'ha spinta a commettere un gesto tanto atroce.
Vediamo Clay Jensen, da sempre silente innamorato di Hannah, che cerca di andare avanti come può, ascoltando le cassette e lottando contro il senso di colpa che lo attanaglia per non aver fatto di più e continuamente pressato dagli “e se..”.
Entriamo con lui in una scuola piena di ragazzi complessati, che pur con un “semplice” silenzio, hanno contribuito alla morte di una ragazza di sedici anni.
La cosa bella della serie è che non c'è un solo cattivo su cui scagliarsi, ma ci sono persone ritratte nella loro umana imperfezione, che hanno famiglie sballate, che sbagliano e vogliono sbagliare per non far scoprire i loro segreti.
E, dall'altro lato, ci sono i genitori.
Troppo concentrati su se stessi, sulla propria vita e sul proprio tablet da non accorgersi che i figli sono soli e disperati.
Che alla domanda << Come stai? >> si accontentano della risposta << Bene. >> senza approfondire.
Ma il dramma per eccellenza si consuma a scuola, là dove gli adolescenti passano gran parte della vita, per apprendere come stare al mondo. Dove i professori lanciano campagne di sensibilizzazione alla “Non sei solo, il suicidio non è un'opzione!” solo dopo che una ragazzina si è tolta la vita, per pulirsi la coscienza e convincersi di aver fatto la cosa giusta. Proprio loro che, in molti casi, sminuiscono ed offendono gli alunni bullizzandoli alla stregua dei coetanei, minando la loro autostima con insulti e ridicolizzando i ragazzi, solo perchè hanno “il coltello dalla parte del manico” ed usano le minacce per farsi valere ed incutere timore (perchè sanno che, in fondo, non meritano nulla, nemmeno l'appellativo di “educatore”).
Tredici è una serie che tocca nel profondo ognuno di noi, in quanto tutti siamo stati adolescenti, e tutti, chi più chi meno, abbiamo sopportato in silenzio i soprusi che compagni e professori hanno perpetuato nei nostri confronti.
Ma è una serie che invita a reagire, perchè apre gli occhi e fa svegliare: c'è chi sopravvive, ma Hannah Baker non era forte quanto dava a vedere.
E' una delle poche serie che ti insegnano a crescere dentro, che chiariscono che se sei una ragazza nessuno dà in automatico il diritto agli altri di palparti, fare allusioni, stuprarti. Che il tuo no è un NO, e chi non rispetta il tuo diritto di rifiuto deve pagare le conseguenze. Che se sei omosessuale ciò non ti rende migliore o peggiore di un etero, ma sei solo una meravigliosa persona che ha tanto da dire e da fare, senza dover per forza aver cucita un'etichetta diffamatrice addosso per l'eternità e dover avere paura di quello che pensa la gente. Ma, sopratutto, che essere bullizzati non da il diritto di bullizzare un'altra persona solo perchè credi che questo sia la tua unica via d'uscita da quel mondo che tanto detesti..
In definitiva, Tredici fa riflettere molto chi è stato vittima di bullismo, chi ha pensato di farla finita per il silenzio dei professori e dei loro occhi volontariamente chiusi, e chi ha perso una persona amata per suicidio.
Per tutti gli altri, ovvero i bulli, i professori che si trincerano dietro uno sguardo rivolto altrove per non vedere, chi non ha mai avuto lutti del genere e tutti quei genitori assenti che si preoccupano per i figli ma non glielo dicono o dimostrano, mi auguro che li faccia svegliare.
Che faccia capire che anche un “sei una palla di lardo” detto scherzosamente condizionerà a vita il soggetto bullizzato. Che ogni “Provvederemo domani” dei professori sia davvero domani e non chissà in quale secolo. Che ad ogni “Bene” secco e schivo, i genitori prendano da parte la prole e gli sappiano concedere quel minuto del loro tempo così prezioso che, un giorno, gli servirà per poter dire di essere stati dei buoni genitori e non rimpiangere il tempo speso a guardare le mail sul telefonino.
Il messaggio chiaro della serie tv è che ogni nostra azione può avere delle gravi ripercussioni sia su noi stessi che sugli altri.
Tutti noi potremmo essere i “tredici motivi”.
Ed un giorno potremmo pentirci di non aver fatto il possibile per salvarla.
VOTO SERIE TV COMPLESSIVO |
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