recensioni

|REVIEW PARTY| Il tallone di ferro - Jack London

maggio 12, 2020








California, anno 419 della Fratellanza dell'Uomo, XXVI secolo dell'era volgare.

Lo storico Anthony Meredith ritrova nascosto nel tronco di una quercia il Manoscritto che Avis, moglie e compagna del rivoluzionario Ernest Everhard, ha lasciato incompiuto nel 1932, prima di essere giustiziata dai Mercenari dell'Oligarchia. Nelle pagine scrupolosamente annotate da Meredith si narrano «gli anni turbolenti compresi fra il 1912 e il 1932», quando Stati Uniti, Canada, Messico e Cuba sono schiacciati sotto il "tallone di ferro" di una dittatura protofascista e un manipolo di coraggiosi rivoluzionari tenta, invano, di rovesciarla. Il momento culminante è la carneficina della Comune di Chicago (episodio in cui confluiscono le suggestioni della rivoluzione russa del 1905 e del terremoto di San Francisco del 1906). Sopravvissuta alla prigione e al massacro, protetta da una nuova identità, Avis rievoca gli astratti furori di Everhard e la violenza perfettamente orchestrata dell'Oligarchia in maniera vivida, con una totale adesione sentimentale che - chiosa Meredith - «restituisce la percezione in diretta di quell'epoca terribile».


Capostipite dei grandi romanzi del Novecento utopico-distopici, Il Tallone di Ferro (1908) anticipa gli orrori dei totalitarismi che di lì a poco avrebbero segnato la storia mondiale, e se da un lato svela tutta l'ambiguità poetica del sogno socialista di Jack London, dall'altro è una lettura di notevole forza icastica, tuttora capace di lasciare senza fiato.















Lo storico Anthony Meredith, ritrova fortuitamente dopo anni il manoscritto Everhard, scritto in prima persona da Avis Everhard, figlia benestante di una famiglia ricca, che si innamora e diventa sposa di Ernest Everhard, carismatico rivoluzionario socialista e filosofo che lavora come maniscalco, una classe sociale che viene sfruttata e vessata da una società oligarchica.
Avis, senza malizia alcuna, racconta ogni aspetto della società schiacciata dal “tallone di ferro”, una dittatura protofascista, e il coraggio dei pochi rivoluzionari che tentarono di rovesciarla senza risultato.



Pubblicato per la prima volta nel 1908 e considerato come appartenente al genere della distopia moderna fantapolitica, Il tallone di ferro è uno dei titoli profetici sul futuro che avrebbe sconvolto una nazione – l’altro degno di nota è, sicuramente, il capolavoro di Orwell 1984 (scritto nel 1948).
La chiave del successo de Il tallone di ferro è sicuramente data dalla genialità di London nel narrare, attraverso l’espediente del manoscritto di Avis, il suo pensiero in merito al nascente Partito Socialista degli USA in modo sottile e raffinato, lasciando il finale aperto e facendo intuire che l’oligarchia esiste ed esisterà sempre, ed è nostro compito lottare affinché non prenda il sopravvento.



Arricchito dalla postfazione di Cinzia Scarpino che analizza il periodo storico in cui è vissuto London e ne chiarisce alcuni aspetti, Il tallone di ferro è un romanzo crudo che sa spiazzare ma sa aprire gli occhi sul passato che, in fin dei conti, è un presente e un futuro.
Perché le oligarchie non cesseranno mai di esistere.
O saremo così coraggiosi da ribellarci? 










Si ringrazia la CE Mondadori per l'invio del libro digitale





graphic novel

|RECENSIONE| Kairos - Ulysse Malassagne

maggio 12, 2020








Il kairos è l'attimo da cogliere, il momento decisivo, il punto di rottura. La frazione di secondo che può cambiare il destino. Nills, all'inseguimento dell'amata Anaëlle in dimensioni oltre la nostra, dovrà impararlo. Perché colui che è padrone del kairos è invincibile.












Nills e Annaëlle, durante una vacanza nella casa in campagna dei genitori della ragazza, subiscono un attacco notturno da parte di strane creature: Annaëlle verrà rapita, e spetterà al suo fidanzato intraprendere un viaggio verso un mondo popolato da draghi dalle fattezze umanoidi, ricco di prove e combattimenti da superare per salvarla, finendo coinvolto in una rivolta contro una tirannica famiglia reale. Ma non tutto ciò che accade è come sembra all'apparenza, e Annaëlle pare che nasconda un segreto…



Primo volume di una saga fantasy, Ulysse Malassagne ci trasporta in un mondo fantasy coloratissimo – che per le faide interne è il riflesso di molte attuali comunità – e dalla storia che volutamente ribalta i cliché: nessuna damigella in pericolo, anzi. E lui? È un insicuro timidone!
Attraverso la figura di Nills, che compie non solo un “viaggio dell’eroe” tipico ma anche un viaggio dentro di sé, si esplora una delle varie sfaccettature dell’animo umano: quella che porta ad anteporre egoisticamente la propria missione e non il bene della comunità che chiede aiuto, facendo riflettere sulle conseguenze che portano tali decisioni. Al contrario di Annaëlle, figura di forte stampo femminista, che è perfettamente consapevole di sé e di ciò che il futuro le ha riservato.



Con uno stile che fonde magistralmente la cultura occidentale e quella orientale, Malassagne fornisce una grande prova d’autore, utilizzando colori pastello in relazione allo stato umorale del protagonista e disegnando una storia intensa, a tratti divertente, mai scontata e dalle sequenze dal taglio cinematografico – ricordiamo che l’autore è specializzato in animazione 2D ed ha già animato alcune sequenze di Love Death + Robots di Netflix.
Nessuno direbbe che questo è il suo esordio nel mondo dell’editoria, e ciò fa ben sperare per il futuro di questo talentuoso autore, di cui ci si augura che la sempre ottima Edizioni BD porti i successivi capitoli. 








Si ringrazia la CE Edizioni BD per l'invio del graphic novel





graphic novel

|RECENSIONE| Malaterre - Pierre-Henry Gomont

maggio 12, 2020








Da Pierre-Henry Gomont ("Sostiene Pereira"), arriva un graphic novel ambientata tra l'Europa e le lussureggianti foreste africane. Gabriel Lesaffre, rampollo di una ricca famiglia refrattario all'ordine e all'autorità, è abituato a usare l'astuzia, l'inganno e i soldi per risolvere tutti i problemi... che si crea da solo. Ogni nuova impresa in cui si lancia riesce a interessarlo solo per poco, prima che subentri la noia. E questo vale anche per la sua famiglia. Finché, incapace di accettare il fallimento dopo anni di assenza, non costringe i figli ad accompagnarlo nell'ultimo folle progetto, la ristrutturazione di una villa nelle foreste africane che si trasforma presto in un nuovo motivo di tensione, specialmente se di mezzo ci sono due ragazzi adolescenti che stanno scoprendo un nuovo mondo e nuove sensazioni.













La vita di Gabriel è costellata di eccessi: donne, fumo, alcool e vizi vari che aumentano dall'adolescenza all'età adulta. Ma, purtroppo, non è solo questo ciò che gli impedisce di vivere una vita serena: è ossessionato dalla vecchia tenuta di famiglia, persa da un antenato a causa del crollo della borsa di Wall Street nel 1929, e vuole ricomprarla per fondare una sorta di nuovo impero coloniale.
In questa folle impresa, convinto di riuscire a far soldi in modi ambigui senza problemi e al limite della legalità, coinvolgerà i suoi due figli più grandi, separandoli dalla madre e dal fratellino di pochi anni…



Disegnata con tratti irregolari ma molto espressivi, con un sapiente contrasto di colori caldi e freddi, Malaterre inizia dalla fine e, come espediente narrativo, riesce a calamitare perfettamente l’attenzione del lettore, per poi proseguire con un lungo flashback fino a che non si arriva al punto di partenza, per poi concludere con l’epilogo – una scelta complessa che, indubbiamente, gli fornisce quell'originalità per distinguersi, come il geniale uso dei balloon con i reali pensieri dei ragazzi, atti a far entrare in empatia con dei personaggi che, da tanto amati, sono passati all'indifferenza più totale e che si sono trovati soli, senza i veri affetti e in un luogo completamente diverso da quello che Gabriel gli aveva fatto credere fosse.
E’ dunque semplice rimanere attratti – anche per la preziosa edizione della sempre ottima Edizioni BD, che ha pubblicato un volume dal maxi formato curatissimo e con le pagine spesse che fanno risaltare i bellissimi disegni dell’autore – dal mondo caotico di Gabriel e, successivamente, soffocati da quello claustrofobico dei figli che, lasciati soli a loro stessi, hanno nostalgia di casa e seguono – sbagliando – le orme di un genitore inadatto al ruolo e troppo concentrato sui beni materiali.
Gomont si sofferma, poeticamente, su temi difficili quanto attuali: il divorzio di una coppia e le ripercussioni di tale gesto sui figli, la disperazione di una madre che si vede privare della prole, la cattiva gestione del denaro, la dipendenza da alcool e gioco d’azzardo, senza dimenticare il razzismo.




Narrata da un conoscente di Gabriel – un personaggio esterno che non interferisce –, la storia è un’indimenticabile dramma familiare, ambientato tra l’Europa e l’Africa, che farà riflettere sul vero valore della famiglia, dei sogni irrealizzabili, della malinconica rassegnazione che ne segue (o dovrebbe seguire) dopo l’amara scoperta.










Si ringrazia la CE Edizioni BD per l'invio del graphic novel





Parlando e sparlando

|Parlando e...Sparlando| Il caso di Adele: dimagrisce, e i fan le dicono che stava meglio prima. Ma al popolo sovrano gliene andrà mai bene una?

maggio 07, 2020



Ho visto la foto di Adele, quella del suo 32esimo compleanno.
È magra, magra come nessuno poteva mai immaginare.
Magra, come il pensiero che mi ero fatta di me quando sono andata dalla dietologa.
Solo che poi niente, c'ho le ossa grosse e me le tengo.
Però, sì: c'è un però.

Sui social, il mondo intero ha scritto che "Mannaggia, Adele! Stavi benissimo anche prima, adesso sembri un'influencer qualunque!"




Adele Magra 2020 per i suoi 32 anni
Adele negli anni




Dando per scontato che fare l'influencer può essere percepito o meno come un lavoro (che comunque fa guadagnare bene, se sei la capostipite della stirpe) e che Adele sia libera di fare e sfare, col suo corpo, ciò che vuole, mi intristisce parecchio che una donna venga ancora giudicata per il proprio aspetto fisico.
Adele è un'artista di tutto rispetto, una cantautrice che ha saputo sfruttare le sue dolorose esperienze in campo amoroso in una fonte di guadagno.
È amica di Beyoncé, mica di Zia Pina che al karaoke canta sempre tutte le canzoni delle cantanti italiane, stonando e torcendo i timpani peggio delle campionesse in litanie urlate.
Eppure, oggi, non stiamo parlando dei suoi numerosi successi raggiunti in pochi anni e dei fantastici premi che ha ottenuto durante la sua carriera.
No, stiamo parlando del suo peso.


Se ci fermiamo un attimo a ragionare, magari i fantabilioni che ha ricavato dalle sue delusioni amorose sono proprio dovute al fatto che, i suoi ex, probabilmente le hanno detto che "se fosse stata più magra avrebbero potuto amarla".
O che lei era "bellissima, come una sirena in sovrappeso".
Magari è stata anche vittima di bullismo, chi lo sa.
Del resto, anche se non lo dice, non è detto che non lo sia stata.
E, di sicuro, quello che sta avvenendo oggi è da considerarsi una forma grave di cyberbullismo che mira ad indebolire l'autostima.


Quindi oggi, amici, leggendo questi commenti magnanimi e incredibilmente aperti mentalmente, mi viene da sollevare una piccola, minuscola polemica.



SE ADELE FOSSE STATA UNA RAGAZZA QUALUNQUE, LE AVRESTE DETTO CHE ERA MEGLIO PRIMA E COI KG IN PIÙ'?



Perché tutto si riduce a questo: lei è famosa, è riconoscibile, ha i miliardi. 
Allora può permettersi di essere e apparire come vuole.
Un po' come cantanti che, prima di essere notate per le loro doti canore, hanno prima dovuto recitare la parte dei pagliacci per anni.


Il problema è che non tutti hanno le spalle larghe e – ricordarlo non fa mai male – siamo tutti diversi di costituzione.
Se Adele è dimagrita tanto vuol dire che poteva farlo, ma non è detto che Cira o Beniamina possano riuscirci altrettanto. Allora, vittime dei media e dei canoni sbagliati, le due ragazze cominciano ad accusare sintomi di anoressia e bulimia, diventano autolesioniste, si fanno operare dal chirurgo plastico... diventando l'ombra e la parodia delle belle ragazze – seppur con una massa corporea abbondante – che erano prima.
Questo perché?
Perché a Pino e Ginevro piacciono le ragazze magre, lasciandosi sfuggire Cira e Beniamina, due ragazze che saranno anche "sirene in sovrappeso" ma hanno più palle dei ragazzi di cui sono innamorate.


Oggigiorno è difficile rimanere se stessi in un mondo che incoraggia il cambiamento – fisico e mentale – di chi non si uniforma alla massa.
È difficile, in tutta onestà, rimanere anche sani di mente – ma quello è un altro discorso ;)


Ma c’è una buona notizia: Cira e Beniamina possono davvero diventare quello che desiderano, possono trovare il lavoro dei sogni e possono dimagrire. Non c’è limite a ciò che possono realizzare.
Se poi un giorno, Pino e Ginevro, stupiti da tale cambiamento dovessero finalmente accorgersi di loro e chiedergli di uscire, le ragazze potrebbero friendzonarli e rispondere che "Sì, al peso ci si può rimediare, ma il cervello inesistente e materialista non può essere ricostruito da un chirurgo plastico".
E, con la rinnovata fiducia in loro stesse, saprebbero che possono aspirare a qualcuno di più intelligente del loro primo amore che, ci potete scommettere, le amerebbe anche se non fossero delle supermodelle. Perché nessuna donna è mai davvero brutta – prima lo imparate e meglio è.
Piuttosto ricordate che il volume è la base di tutto e che la zona più erogena per eccellenza è il cervello, quindi fate affluire un po' di sangue anche lì che ne trarrete solo benefici.


Sul serio: curate la coerenza.
Perché se per strada passa la Zia Pina che stona al karaoke ma non pesa 50kg, non deve sentirsi male sotto le occhiate di chi giudica; se passano Cira e Beniamina non devono sentirsi in colpa se hanno il metabolismo lento e non dimagriscono subito, non devono sentirsi dare dei consigli non richiesti sulle diete da respiriani
Non devono abbassare gli occhi quando si scontrano con un bel ragazzo dal fisico palestrato, perché il problema non è il loro, ma di chi giudica senza conoscere.


Già, scommetto che a nessuno è mai venuto in mente di chiedersi se “quella balena spiaggiata” o “quel mostro” che si è appena additato (magari aggiungendoci qualche risatina di scherno, ché tanto fa male solo a chi la riceve, mica a chi la fa) ha magari qualche problema grave di salute.
No, chissenfrega se ha una disfunzione tiroidea, se l’obesità è il sintomo (e non la causa) di qualche malattia che sta uccidendo lentamente quella persona.
Davvero, pensiamoci quando agiamo da vigliacchi, prendendocela con i più deboli: le parole uccidono, e non serve a niente dire “eh, ma stavo scherzando! Quanto sei suscettibile!”.
Nei paesi anglosassoni usano dire “in her/his shoes” che significa “indosso le sue scarpe” – l’equivalente del nostro “mettiti nei suoi panni”.
Pensiamo a che inferno ha passato la persona che ha subìto tali ingiurie e mettiamoci nei suoi panni e indossiamo le sue scarpe: a parti inverse avremmo resistito? Avremmo fatto diversamente o saremmo diventati quei mostri che abbiamo contribuito a creare con le offese?


Non ci vuole molto, per essere civili.
Siamo esseri umani, non perdiamo tempo con le amenità.
Non oggi, non ora, non con un virus che sta mettendo in ginocchio l’intera popolazione globale.
Abbiamo avuto molto tempo per pensare con questo lockdown, e fare un bilancio di molte cose.
Non sprechiamo l’opportunità che ci è stata donata con la vita privando altri della propria – perché lo sapete che i meno forti si suicidano, basta oscurare il sole con un dito! – e cominciamo a fare del bene partendo da questo:



PIÙ’ COERENZA, PIÙ’ RISPETTO E MENO GIUDIZI GRATUITI.




La prossima volta che vediamo una persona in sovrappeso pensiamo che potrebbe essere nostra sorella, nostra zia, nostra madre, nostra cugina…e riflettiamo su quanto ci possa indisporre sapere che qualcuno le ha insultate aggratis.


Spero per Adele che adesso sia realmente felice e che non abbia dovuto perdere drasticamente peso per colpa di qualche malattia. 
Non tutte le donne possono permettersi la libertà di ingrassare e dimagrire rimanendo nelle “grazie” del popolo di fan, ma ricordiamoci sempre che lei è, dietro l’allure da diva, una donna comune come Cira e Beniamina.
E che i commenti sul suo peso – che non va mai bene, oh! – e non sulle capacità canore la faranno scazzare tantissimo.


Be kind, it make you beautiful.





consigli

|UTILITY| Il mestiere dello scrittore e 5+1 consigli per chi ha scelto questa vita

maggio 05, 2020



Quante volte hai sentito dire che la scrittura è un mestiere?
Ebbene: welcome into the jungle, là dove tutti scrivono ma nessuno legge.
E sono, quasi tutti, autodidatti 😉


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Benvenuti nella giungla, si sta stretti ma il posto si trova ;)





Esistono milioni di miliardi di fantabilioni di corsi (chi più, chi meno) professionali che, sicuramente, danno un’infarinatura più che dignitosa sul concetto di “ho in mente una storia di stampo fantasy medioevale, con una mappa dei territori tale da far impallidire Tolkien, almeno una cinquantina di personaggi, tra re e regine e bastardi e bruti, che si scannano a morte per ottenere un trono che verrà sciolto – indegnamente – da un drago ma…non so come iniziare.”
Tutto questo si può riassumere in una parola: STORYTELLING, ovvero l’arte di narrare e strutturare una storia e farla procedere in modo logico e lineare con le idee chiare prima di scriverla.






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La pianificazione di una storia
Quando ho frequentato il corso di storytelling (spoiler: sì, anche io frequento sistematicamente corsi per offrire ai miei clienti e ai miei lettori sempre servizi e libri di qualità), la prima domanda che mi è stata posta è stata questa: “Cosa rende indimenticabile un libro?”
Panico generale, nessuno sapeva come e cosa rispondere.
Ma io, piccola-ma-non-tanto Hermione, ho prontamente alzato la mano: “Lo stile, la scorrevolezza e il metodo narrativo adottato. E la perfetta gestione della concordanza verbale, oltre che l’eliminazione di ogni refuso.”
Già, perché come ti accennavo prima, una storia si deve saper strutturare e narrare, oltre che scrivere.
La scorrevolezza di un testo non è solo merito dell’innata capacità narrativa di uno scrittore, ma di un lavoro a monte fatto di domande, ricerche e soluzioni. 
La storia si deve vivere sulla propria pelle, si deve sognare la notte, si deve respirare l'aria che si respira in quel mondo e deve essere realistica.
Questo è quanto chiedo sempre anche ai miei clienti quando edito i loro romanzi: “stai parlando tu o il tuo personaggio?”
O la più gettonata: “Cosa pensa il tuo personaggio in questo momento?”




Si può scegliere se essere un narratore onnisciente, interno, esterno o doppio. Si può scegliere se lasciare in mano la narrazione ai personaggi e scomparire del tutto ma…si deve essere coscienti di ciò che si vuole ottenere con quella storia.
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Dov'è Bugo? Che succede?
Questo è solo uno dei motivi per cui la scrittura viene considerata un lavoro a tutti gli effetti. Certo, poi potremmo anche riciclare la scusa del “eh, ma in Italia ci sono più scrittori che lettori”, ma sarebbe davvero giusto scrivere una storia e darla in pasto al lettore senza prima avergli dedicato quel minimo di attenzione che merita – tra costruzione della storia, editing e correzione di bozze?
E non sarebbe un delitto, infine, far sprecare soldi a un povero cristo che magari ha risparmiato proprio per acquistare un libro non perfettamente curato?  



Perché sarebbe bene ricordare che, nel marasma di lettori e scrittori, c’è davvero qualcuno che non solo sa leggere (sì, ci dedicherò un articolo, non temete), ma sa anche scrivere.
Una saggia regista teatrale, con cui ho collaborato per anni come fotografo di scena, mi disse una volta che “Non si lavora mai per la massa, si lavora per il singolo. È il singolo che muove le opinioni, quello che sa e che conosce.”
Ho sempre sposato in pieno questa filosofia, come quando facevo concerti e cantavo canzoni in lingua straniera: potevo essere applaudita dalla massa, ma se venivo applaudita dal singolo che aveva capito ogni parola…ero realmente soddisfatta.
Quindi perché questo ragionamento non viene applicato anche all'editoria?
Scrivere libri viene visto come uno svago, un diletto, e non lo è.
Pubblicare libri corretti manco a parlarne, editing questo sconosciuto.
Ma cosa fare, quando si è lettori forti e la qualità scarseggia?
A me, che lavoro come editor e correttore di bozze e leggo almeno dai 200 ai 300 tra lo scibile l’anno, passa la voglia. 
Sono seria, e non mi piace essere costretta a scriverlo.
Perché oggi, ahimè, anche le Big Case Editrici hanno ridotto il personale – questo sempre perché l’Iva aumenta, il prezzo della carta aumenta, l’erario esige pagamento e i dipendenti anche – e si vede tantissimo. 
Per non parlare delle redazioni dei giornali, cartacei e online. 


Risparmiamo il risparmiabile, alé! Chissenefrega di cosa e come pubblichiamo, basta che è pronto il nuovo articolo clickbait che ce fa magnà! XD

Roba da sanguinamento degli occhi.
Ma qualcuno che è rimasto e che conosce ancora la consecutio temporum e le altre regole grammaticali esiste ancora, ed è per quel singolo (che identifico in quel povero Robert Neville di Io sono leggenda 😉) che abbiamo il dovereTUTTIdi prenderci cura delle nostre storie.



Assodato, dunque, che la scrittura è un mestiere misconosciuto ma che viene considerato a convenienza come un arrotondamento dello stipendio, ti darò 5+1 trucchetti per esercitarti in tranquillità, senza dover per forza seguire un corso che non è detto che ti insegni ciò di cui realmente necessiti (anche se è sempre consigliato farne qualcuno, giusto perché magari becchi quello ottimo).





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Scrivi sempre


Si dice che sia un ottimo esercizio scrivere dalle 2000 alle 3000 parole al giorno, io ti dico invece questo: scrivi e basta. Non sforzarti, lasciati andare e annota tutto finché la creatività non si spegne. Ti servirà non solo come esercizio, ma per abituarti al lavoro (e farti superare la crisi da cursore lampeggiante su foglio bianco) 😉





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Documentati


Ricerche, queste sconosciute, eh? 😉 
Ti sembrerà incredibile, ma anche i fantasy dal worldbuilding più particolareggiato sono il frutto di studi intensi
Ti basti pensare a Tolkien o la Le Guin: loro hanno addirittura creato nuovi mondi e nuovi idiomi da zero, eppure non sembra. 
Questo perché? 
Semplice: hanno reso credibile il tutto. 
Come? 
Ottima capacità di scrittura e…ottimi editor 😉




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Leggi tanto e con cognizione di causa


Sì, devi essere consapevole dei libri che vai a leggere. Lo so, sembra un concetto complicato, ma leggere senza attenzione è solo nocivo e fa perdere – diciamolo pure – solo tempo. Invece leggi senza fretta e, magari, potrai imparare qualche trucchetto narrativo dai migliori 😉 E non puntare il dito contro un genere letterario perché “fa figo”, piuttosto leggi qualcosa e fatti una tua idea. Leggere vari generi e in varie lingue apre la mente, provaci 😉




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Credi in te stesso


Magari per te sarà una banalità, ma c’è chi è convinto che il proprio libro o ciò che scrive non sia interessante e, per questo, non ci prova fino in fondo.
Come lo so? 
Io per prima ne sono stata vittima per almeno vent'anni.
Come ho risolto? 
Ho creduto in me stessa. 
Non è stato facile, ma oggi sono “madre” di tre “pargoli” (+ 2 in arrivo e molti altri in cantiere). Ero irrecuperabile, avevo addirittura chiamato la mia insicurezza cronica "Sindrome di McFly" in onore di George McFly, il padre di Marty in Ritorno al futuro :D 
Il mio consiglio    che poi è quello che mi ha sbloccata   è di pensare che scrive davvero chiunque. Mettiti in gioco e divertiti, puoi scoprire di non essere davvero male come pensavi o, in caso contrario, potrai dire di averci provato.
Nessun rimpianto. 
MAI.






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Affidati a un professionista per la revisione


Nessuno si accontenta di un diamante grezzo, per questo esistono i diamanti e sono stati inventati gli opifici 😉 Anche il tuo libro, come quelli dei grandi scrittori, ha bisogno di essere “lucidato”. 
Per questo è fondamentale trovare un editor con cui ci si trovi bene e che rispetti il testo. Molti hanno paura perché hanno incontrato gente che si arrangia, ma non sanno che l’editor è un amico (davvero) che lavora con te e per te affinché il tuo sogno venga realizzato 😉




bonus - Elizabeth Made This

Ama le pagine che hai scritto e fai tesoro delle critiche costruttive


Ogni scarrafone è bello a mamma soja, ed è un concetto sacrosanto che deve essere rispettato anche da chi lo ha scritto :D
Ci sta, eccome se ci sta, che i vari “genitore 1” o “genitore 2” non siano soddisfatti, ma mai rinnegare il proprio passato
L’importante è partire e non pensare mai di essere arrivati 😉 
Per questo, con umiltà, devi essere felice delle critiche costruttive: l’editor dà il feedback reale e ti fa capire cosa realmente non funziona nel testo. Entra nel mood che, prima di pubblicare, dovrai cambiare più cose di quanto ti possa fare piacere, scenderai a compromessi e ti stupirai per delle soluzioni cui non avevi minimamente pensato. È un male? No, questo è il bene assoluto, quello che ti fa cambiare approccio verso la scrittura, crescere e maturare.


La puntata finale del Trono di Spade (e se siete scontenti ...
Hai un amico nell'editor, un grande amico ;)




Tu, futuro o affermato scrittore;
Tu, lettore consapevole o inconsapevole;
Tu, che sei capitato qui per caso (o forse no)…
Ricorda sempre che il viaggio, per quanto lungo sia, inizia sempre col primo passo – Lao Tzu docet.
Buona fortuna 😉

www.giuliamarialolicatoeditor.com







Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul sito www.giuliamarialolicatoeditor.com




recensioni

|REVIEW PARTY| La nona casa - Leigh Bardugo

maggio 05, 2020









Galaxy "Alex" Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent'anni, è l'unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l'impensabile. Ancora costretta in un letto d'ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov'è l'inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto "tombe" senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.
















Galaxy “Alex” Stern è sempre stata diversa: vede i fantasmi, e questo “dono” le ha solo portato problemi.
Unica superstite di un efferato fatto di cronaca, viene avvicinata in ospedale dal capo di una società segreta di Yale proprio perché vede i grigi.
Alex accetta, dunque, di entrare come Dante alla Lethe– la nona casa, quella deputata a controllare che le Antiche Otto non eccedano nei loro affari –, attirata da una reale possibilità di cambiamento, e viene affidata a un mentore, Daniel “Darlington” Arlington – il suo Virgilio.
Ma qualcosa è andato storto e, tra presente e passato, si dovrà far fronte a nuove minacce.
Di fantasmi?
Di demoni?
Chissà.
Del resto si sa che, a volte, ci sono mostri spietati nascosti dietro i sorrisi degli amici…




La Bardugo, dopo i libri ambientati nel GrishaVerse, s’impone al pubblico italiano con La nona casa, un libro ben diverso da ciò cui ci ha abituati, trascinando il lettore in una storia dai risvolti decisamente dark.
Si potrebbe sentire la staticità introduttiva iniziale e l’azione successiva, ma il sapiente uso di plot twist, omicidi, magia e creature sovrannaturali si fondono in un libro che sa catturare fin dalla prima pagina – anche per l’innegabile merito di aver reso realistici e tridimensionali due personaggi molto particolari che si muovono in una Yale nascosta ricca di mistero.



La Nona Casa non è un libro per ragazzi o per chi ha stomaci deboli.
E’ un libro per adulti, capace di disorientare e ricco di particolari – a volte – raccapriccianti.
O si ama o si abbandona, ma è innegabile che Leigh Bardugo abbia saputo scrivere un ottimo capitolo iniziale di una serie che promette molto bene.




Recensione a cura di:








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Si ringrazia la CE Mondadori per l'invio del libro digitale





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