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|REVIEW TOUR| La corte di nebbia e furia - Sarah J. Maas

luglio 09, 2019






LA CORTE DI NEBBIA E FURIA



di Sarah J. Maas
 


Dopo essersi sottratta al giogo di Amarantha e averla sconfitta, Feyre può finalmente ritornare alla Corte di Primavera. Per riuscirci, però, ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Il dolore, il senso di colpa e la rabbia per le azioni terribili che è stata costretta a commettere per liberare se stessa e Tamlin, e salvare il suo popolo, infatti, la stanno mangiando viva, pezzetto dopo pezzetto. E forse nemmeno l'eternità appena conquistata sarà lunga a sufficienza per ricomporla. Qualcosa in lei si è incrinato in modo irreversibile, tanto che ormai non si riconosce più. Non si sente più la stessa Feyre che, un anno prima, aveva fatto il suo ingresso nella Corte di Primavera. E forse non è nemmeno più la stessa Feyre di cui si è innamorato Tamlin. Tanto che l'arrivo improvviso e molto teatrale di Rhysand alla corte per reclamare la soddisfazione del loro patto - secondo il quale Feyre dovrà passare con lui una settimana al mese nella misteriosa Corte della Notte, luogo di montagne e oscurità, stelle e morte - è per lei quasi un sollievo.
Ma mentre Feyre cerca di barcamenarsi nel fitto intrico di strategie politiche, potere e passioni contrastanti, un male ancora più pericoloso di quello appena sconfitto incombe su Prythian. E forse la chiave per fermarlo potrebbe essere proprio lei, a patto che riesca a sfruttare a pieno i poteri che ha ricevuto in dono quando è stata trasformata in una creatura immortale, a guarire la sua anima ferita e a decidere così che direzione dare al proprio futuro e a quello di un mondo spaccato in due.




















Possibili spoiler per chi non ha letto 
La corte di rose e spine




Feyre ha sconfitto Amarantha nel Regno Sotto la Montagna a caro prezzo, ha lottato e si è sacrificata in nome del suo amore verso Tamlin.
Ha vinto a caro prezzo, ma ha meritato il suo lieto fine.
Ma siamo sicuri che tutto ciò che è stato fatto non è stata una manipolazione al fine unico di spezzare la maledizione che affliggeva la Corte di Primavera? 
Ebbene, La corte di nebbia e furia si basa su quel che avviene dopo il "lieto fine", facendo precipitare nel vuoto ogni parvenza di fiaba e rendendo reale una storia con creature mitologiche.


Feyre è sicura di amare Tamlin, ma lui ignora i suoi tormenti interiori e la chiude in casa con la scusa di volerla proteggere; dice di amarla, ma la usa alla stregua di un giocattolo sessuale; non le insegna a scrivere, perché lei non ne ha bisogno se c'è già lui che lo sa fare.
A complicare tutto c'è la sacerdotessa Ianthe, priva di scrupoli che frequenta le varie corti a convenienza e ne seduce tutti i nobili, che il giorno del matrimonio fa l'unica cosa che Feyre le aveva chiesto di non fare: fa spargere perali di rose rosse. 
Il colore che lei non riesce più a tollerare.
È in quel momento che arriva il Signore Supremo della Corte della Notte: Rhysand fa valere il contratto che aveva stipulato con Feyre nel Regno Sotto la Montagna e la sottrae al matimonio, portandola nel suo regno. 
E a quel punto la storia si rinnoverà completamente, spostando l'attenzione dalla Corte di Primavera a quella della Notte, lasciando senza fiato per l'azione e per la superba caratterizzazione dei personaggi - protagonisti e new entry.
Tutti crescono, diventano consapevoli, si aiutano a vicenda nell'elaborazione del dolore e, cosa fondamentale, nessuno è buono o cattivo come sembra e basta conoscerli meglio per comprendere che, a volte, si deve indossare una maschera per sopravvivere all'oscurità.


Sarah j. Maas riesce in un'impresa quasi impossibile: superare con il secondo libro la magia del primo.
Se la corte di rose e spine (leggi qui la recensione) aveva fatto sognare e sperare, nel secondo capitolo troviamo quel che non si vede mai dopo l'effimero "e vissero felici e contenti". 
E non delude, bensì migliora nettamente la qualità della storia - complice lo stile dettagliatamente scorrevole - con il solito world building eccezionale e curatissimo, nuovi personaggi indimenticabili, nuove alleanze da stringere per combattere contro l'imminente guerra, nuovi poteri e nuovi risvolti amorosi che saranno protagonisti di scene dolcissime (non sono presenti triangoli amorosi, ma semplicemente è uno spaccato di vita vera: ad un certo punto si cresce e si vede l'amore sotto un altro punto di vista). Non si cade mai nel banale e nei chiché da young adult, piuttosto la Maas dà il giusto tempo a tutti gli avvenimenti e sorprende e sconvolge il lettore a causa di un cliffhanger totalmente inaspettato e geniale che fa desiderare di avere immediatamente il terzo volume. 
Un degno sequel di una bellissima serie che è un inno all'indipendenza, alla rinascita e che sprona a lottare per la propria realizzazione.


Ritorneremo a Prythian a Settembre 2019, mese di uscita dell'ultimo capitolo della trilogia La corte di ali e rovina. E, considerato quanto la qualità si è alzata con questo volume, l'aspettativa è molto alta.  




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|RECENSIONE| Avviso di chiamata - Delia Ephron

giugno 30, 2019







AVVISO DI CHIAMATA



di Delia Ephron
 


Eve Mozell è un'organizzatrice di eventi quarantaquattrenne che vive a Los Angeles. Quella da cui proviene è una famiglia di eccentrici artisti. Da tempo la madre ha lasciato il padre per un altro uomo e, ora che lui è divenuto anziano, tocca a lei farsene carico, insieme alle sue sorelle: la maggiore, Georgia, estrosa e brillante, è la direttrice di un'importante rivista e trasforma in moda qualsiasi cosa indossi o dica; la minore, Maddy, è un'attrice stralunata alle prese con una gravidanza imprevista e il conseguente licenziamento dalla soap opera in cui lavora. Il padre, con il suo alcolismo, i suoi episodi maniaco-depressivi, i suoi tentativi di suicidio e le sue assurde storie d'amore e di sesso, è un disastro. Ma Eve ha anche altri problemi: gli impegni lavorativi, le preoccupazioni per il figlio adolescente, l'angoscia per il proprio declino fisico. Per questo esistono le sorelle: nonostante le gelosie e le incomprensioni, basta alzare la cornetta del telefono per trovare un po' di sollievo... Le carriere, gli amori e le rivalità di tre sorelle fra New York e Los Angeles: in "Avviso di chiamata", romanzo che ha molto di autobiografico, l'autrice svela una serie di squisiti retroscena sulla famiglia Ephron, a partire dall'indimenticabile Nora. Da questo romanzo è stato tratto il film omonimo con Meg Ryan e Diane Keaton (anche regista).








Avviso di chiamata è storia delle tre sorelle Mozell - Eve, Georgia e Maddy - e del loro conflittuale amore verso il padre, ex alcolista ed ora in fin di vita, e per quella famiglia disfunzionale che le unisce...attraverso il filo di un telefono.


Delia Ephron, sorella della regista Nora e con cui ha collaborato ai capolavori C'è post@ per te e Insonnia d'amore, restituisce con una disarmante chiarezza il ritratto di una famiglia spezzata che prova a rimanere unita nonostante le diverse vite, esperienze, lavori e un rapporto complicato tra loro stesse e con il padre. Il filo che le unisce, in questo caso, non è quello rosso del destino, ma quello attorcigliato di un telefono (che è una metafora di quanto sia difficile sopravvivere ad una vita come la loro e vivere linearmente).
Eve racconta l'avvenimento che ha invertito l'ordine delle cose ed ha fatto precipitare lei e le sue sorelle nel caos: la separazione dei suoi genitori. All'epoca la sorella maggiore Georgia era già al college e Maddy era una bambina che si affidava ad Eve, di poco più grande di lei. Ed è qui che cominciano le telefonate assidue per qualunque cosa: in un'epoca dove ancora non c'è il cellulare e si pagano le bollette telefoniche, tre ragazze - poi donne - provano a superare qualcosa che è più grande di loro. Considerando anche il fatto che il padre comincia a bere e rifiuta lui per primo l'abbandono del tetto coniugale della moglie, quindi sono di fatto lasciate sole a se stesse.
Passano gli anni e tutte e tre le sorelle Mozell si realizzano: Eve diventa una carismatica orgnizzatrice di eventi, Georgia è a capo di un'importantissima rivista di moda e la minore Maddy un'acclamata attrice di soap opera. Ma il peso dell'assenteismo genitoriale e della rivalità che il padre stesso fomentava non le abbandona.
Per questo, quando il padre sarà in fin di vita, le sorelle dovranno fare i conti con il passato e tra di loro ed accettare che tutti sono umani e tutti sbagliano. E che è l'amore attraverso il filo del telefono a tenerle unite, non il dovere. 
Un romanzo dove si pone l'accento sui rapporti umani, su quanta fatica e rinuncia comporta il senso del dovere, sul quanto è difficile assumersi delle responsabilità e sui diversi tipi di reazione alle sfide che la vita ci dà.


Avviso di chiamata - che nel 2000 ha avuto anche un adattamento cinematografico diretto ed interpretato da Diane Keaton e con protagniste anche Meg Ryan nel suo periodo d'oro e la star di Friends Lisa Kudrow - è un ritratto di vita reale, in quanto è una semi-autobiografia, e sa far riflettere, complice il sottile umorismo che lo permea, sul vero significato dell'amore e delle sue innumerevoli sfaccettature in un percorso emotivo che non lascia indifferenti. 






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|RECENSIONE| Evelina - Fanny Burney

giugno 30, 2019





EVELINA



di Fanny Burney
 


Figlia non riconosciuta di Lord Edmon, Evelina viene allevata in campagna sotto le amorevoli cure del reverendo Villars. A diciassette anni, invitata da alcuni amici a Londra, viene introdotta alla vita mondana e ai divertimenti dell'epoca. Ed è proprio durante una festa da ballo che la giovane conosce Lord Orville, uomo nobile e saggio. Il rapporto tra i due, condito da inevitabili incomprensioni ed equivoci, attraversa tutte le tappe dell'interesse, dell'amicizia e, infine, dell'amore. In parallelo, scorre la travagliata vicenda del riconoscimento legale di Evelina da parte di Lord Belmont. Esortata dal suo benefattore, Mr Villars, alla prudenza e al giudizio, ma anche alla forza d'animo e alla fermezza, Evelina matura una visione del mondo più consapevole e si avvia alla scoperta di se stessa e, finalmente, alla felicità.








In questo romanzo epistolare di formazione, seguiamo l'evoluzione caratteriale della giovane Evelina che, da giovane ed ingenua cresciuta in isolamento rurale per via delle sue origini da figlia illegittima, diventerà consapevole e soprattutto imparerà a tenere testa agli intrighi, all'ipocrisia e alle insidie di una società che non ha mai accettato il libero arbitrio di una donna e, finalmente, riuscirà a coronare il suo sogno d'amore con un giovane gentiluomo.


Inizialmente pubblicato in forma anonima nel 1778, Evelina fu un grandissimo successo di pubblico e contribuì alla fama di Fanny Burney che, con la sua capacità descrittiva e la spiccata satira sulla nobiltà inglese, incantò - e continua ad incantare - il pubblico.
I temi che la Burney tocca sono quelli ricorrenti dei grandi classici del romanzo inglese - di cui la Barney ne è considerata la madre - e descrivono perfettamente il tipo di clima che si respirava all'epoca: come nei romanzi di Jane Austen, grande ammiratrice della Burney, la più grande aspirazione di una donna dell'epoca era quella di accaparrarsi il miglior scapolo per accasare le figlie che, dato che non ereditavano la tenuta alla morte del padre e non avevano diritto ad una rendita, dovevano contrarre il matrimonio il più presto possibile dall'entrata in società e, comunque, prima dei ventanni (pena essere additate come zitelle).
Qualcosa che, attualmente, sembra incomprensibile, ma nel settecento c'era da considerare anche un'altra problematica: non si arrivava ai sessant'anni d'età e c'erano malattie di cui ancora non esistevano nemmeno i vaccini. In aggiunta, le donne non potevano neanche aspirare ad un'occupazione e l'istruzione era a livello base solo per essere adatte a scrivere lettere di inviti e ringraziamento agli ospiti e far di conto per tenere l'economia della casa, quindi è logico che il ruolo delle madri o delle tutrici fosse quello di pensare alla sistemazione decorosa di una figlia che, in fin dei conti, era solo un peso.    
Ma, se si era figli illegittimi, come si poteva trovare un matrimonio vantagioso a dispetto della poca rispettabilità in società? E' questo il quesito che la Burney ha posto, ed anche con molta arguzia: sebbene ci siano gli interventi di prelati, provvedere da soli è meglio.
E' interessante vedere come Evelina, la giovane protagonista, cresce e prende consapevolezza al fine di conquistare il suo amore che, per colpa della sua modesta estrazione sociale e senza il sostegno di un cognome rispettabile a proteggerla, non può sposarla. Un dramma che, per fortuna, viene evitato con il riconoscimento di Evelina da parte del padre, ma questo solo perché è un romanzo scritto con l'idea del donare dei sentimenti e far sognare i lettori. 
Non che la Burney, però, abbia taciuto le ingiustizie che permeavano l'epoca, il tutto però sottolineato da un tono satirico fantastico.
Molti criticano la fine dell'opera, ma è perfettamente in linea con il messaggio che questo romanzo voleva lasciare: l'importante è il viaggio che si intraprende per diventare consapevoli, non l'arrivo. E, comunque, è il matrimonio lo scopo finale di ogni romanzo inglese che si rispetti: non importa quante tribolazioni, ma alla fine le eroine romantiche si sposano tutte. Ed è proprio dopo tutte le peripezie, che quel coronamento arriva a concludere tutto e, con il suo rinnovato spirito arguto e consapevole, Evelina sarà una moglie che ha scelto con chi stare, chi amare e per chi lottare. Scegliere, non essere scelti. Ed è diverso.


In definitiva, è consigliato fortemente a chi vuole leggere di epoche lontane e, soprattutto, a chi ha amato tutti i grandi classici del romanzo inglese e si sente orfano di Jane Austen o le sorelle Brontë che, con le loro eroine forti ed indipendenti, hanno segnato l'immaginario comune indelebilmente. 
Evelina non è da meno, ed è un ritratto che offre nuovi spunti di riflessione per vedere da dove si è partiti e dove si è arrivati ed il viaggio che abbiamo intrapreso. 







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|RECENSIONE| L'ultima luna - Camillo Carrea

giugno 22, 2019











L'ULTIMA LUNA



di Camillo Carrea
 


Nel romanzo agiscono tanti personaggi ma il vero protagonista è il paese, pervaso da un'aura misteriosa che echeggia di via in via. Sulle sue donne pende una maledizione: esse sono destinate a morire prematuramente nelle notti di luna nuova. Poche hanno un figlio. In un'atmosfera carica di oscuri segreti cresce Alessandro Attilio, il narratore: ha due nomi, il primo usato da quelli del Quarto Gliostro, il secondo dal resto del paese. Ha due nonni che si odiano a morte: Celestino proprietario del bar della Luna Nuova e Bonifacio, apparentemente cinico e miscredente. E tre zii, frutto di uno strano parto plurigemellare. E c'è Zelda, la ragazza dei suoi sogni. Nel paese i pochi giovani vogliono divertirsi, ma gli anziani gridano allo scandalo. Toni vuole fare il ballerino. Virgilio, il pittore. Infinita parla poco e assomiglia al volto di donna dipinta sulla parete del bar della Luna nuova. Lodovico e Adelchi risalgono le scale della storia per capire da dove nasca il mistero che avvolge il paese, tra eretici, alchimisti e streghe. Intanto le donne continuano a morire alla luce della luna nuova accompagnate dal suono di un pianoforte.










In un paesino vive Alessandro Attilio, un centenario che racconterà la sua vita a partire dalla giovinezza fino alla vecchiaia e quella degli abitanti del paese, permeando i ricordi di mistero, inquietudine, avvenimenti fantastici e storici. 
E, mentre le epoche cambiano, un'unica costante rimane: là, in alto nel cielo c'è la Luna che osserva lo svolgersi degli eventi.


All'inizio ci si sente disorientati dallo stile di Carrea: continui flashback e flashfoward, l'intromissione visibile dello scrittore per riannodare i fili perduti della narrazione e i repentini passaggi di tempi verbali rendono faticoso il proseguire nella lettura ma, dopo la prima metà, si prende il ritmo e la storia fluisce senza intoppi, rendendo evidenti e chiarendo gli intrecci intessuti nella prima parte. 
In un paese fiaccato dalla superstizione, si intrecciano le vite dei personaggi di questo romanzo corale nel corso degli anni, di cui è interessante seguire il percorso: tutti ben caratterizzati, ognuno con una peculiarità utile al fine del racconto e che sono talmente tridimensionali che potrebbero benissimo essere persone realmente esistite nei loro amori, dolori, litigi e sogni. Così come lo è la presenza delle donne silenti che, come sempre, sono costrette a lottare e ad agire nell'ombra per tenere le fila di tutto e che sembrano avere un rapporto particolare con i cicli lunari.


In definitiva, è un romanzo che si apprezza proprio per la particolare narrazione, che conquista lentamente e che riesce ad emozionare, racchiudendo in sè i valori familiari di epoche passate e che serba un finale a libera interpretazione del lettore.





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|INTERVIEW TOUR! La mia estate Indaco - Marco Magnone

giugno 18, 2019



Bentrovati, miei adorati lettori! 

Eccoci alla seconda tappa dell'Interview Tour dedicato a La mia estate Indaco di Marco Magnone.

Di cosa si tratta?
Le mie colleghe ed io, in questi cinque appuntamenti, ospiteremo due domande tematiche riguardo il libro.
Per scoprire quali altri punti fondamentali vengono trattati, vi do appuntamento alla fine dell'articolo con il banner riepilogativo ;) 





LA MIA ESTATE INDACO


di 
Marco Magnone 


Viola ha quattordici anni e custodisce un segreto legato al giorno peggiore della sua vita, che lei chiama il Giorno in Cui Ho Toccato Il Fondo. Finora ha sempre passato le vacanze in montagna, in roulotte con i suoi adorati nonni e in compagnia della sua migliore amica. Quest'anno però il nonno è in ospedale e Viola si è appena trasferita con i genitori in una città di provincia dove non conosce nessuno e la vita è grigia anche in pieno agosto. Si preannuncia un'estate da dimenticare, ma un pomeriggio tutto cambia, quando Viola si imbatte in un gruppo di ragazzi e ragazze che giocano a pallavolo e che potrebbero diventare i suoi nuovi amici. Tra loro c'è l'indecifrabile e magnetico Indaco, che sembra nascondere molti misteri e ben presto spinge Viola a sfidare le regole, costringendola a superare le sue più grandi paure. 










GLI AFFETTI DURANTE L'ADOLESCENZA: GENITORI E AMICI



La mia estate Indaco è un romanzo che parla del percorso di crescita difficile degli adolescenti e delle sfide che devono superare per arrivare alla maturità. Quanto è importante, durante questo periodo, la presenza attiva e fattiva - non opprimente - dei genitori?  



⏩Nella mia vita sono stati fondamentali, e mi reputo molto fortunato per questo: hanno sempre cercato di farmi domande prima che darmi delle risposte, cercando di accompagnarmi a trovare la strada giusta per me anziché pretendere che li seguissi e basta. Nelle storie per ragazzi però fa un po’ parte del gioco il fatto che gli adulti abbiano un ruolo marginale se non oppositivo ai ragazzi protagonisti. Perché? Per lasciarli liberi di affrontare da soli gli ostacoli - piccoli o grandi che siano - e trovare dentro di sé le forze per superarli. Altrimenti sarebbe troppo facile, e quelle storie - che son prima di tutto storie di problemi e conflitti - non sarebbero buone storie. 




Nel romanzo si esplorano i vari tipi di amicizia (che ha un ruolo fondamentale durante l’adolescenza) che esistono. 
Perché, secondo te, ci si trova a scegliere più facilmente quelle sbagliate e dannose? Perché, nonostante lo si riconosca, non si riesce ad allontanarle?




⏩Io ho iniziato ad amare la lettura grazie alla volta in cui mia mamma mi ha detto di posare il libro che avevo in mano, che “non era ancora ora”, e appena si è distratta ho trovato il modo di divorarlo in un pomeriggio: era Stand by me di Stephen King, una storia di amicizia e di paura. In quell’occasione credo di aver capito come il male - il proibito, il vietato - sia affascinante a ogni età, in ogni sua forma. Ma se le cattive amicizie esercitano su di noi un fascino irresistibile soprattutto nel corso dell’adolescenza, è perché proprio l’adolescenza per sua natura flirta con la trasgressione: in quest’età trasgrediamo per il gusto di farlo, per rompere le regole, per farne delle nostre, per dimostrarci che non siamo più i ragazzini di una volta. 











Intervista a cura di:











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