|RECENSIONE| Il principe crudele - Holly Black

gennaio 08, 2019




IL PRINCIPE CRUDELE


di
Holly Black










Jude era solo una bimba quando i suoi genitori furono brutalmente assassinati. Fu allora che sia lei che le sue sorelle vennero rapite e condotte nel profondo della foresta, nel mondo magico. Dieci anni dopo, l'orrore e i ricordi di quel giorno lontano e terribile ormai sfocati, Jude, ora diciassettenne, è stanca di essere maltrattata da tutti e soprattutto vuole sentirsi finalmente parte del luogo in cui è cresciuta, poco importa se non le scorre nemmeno una goccia di sangue magico nelle vene. Ma le creature che le stanno intorno disprezzano gli umani. E in particolare li disprezza il principe Cardan, il figlio più giovane e crudele del Sommo Re. Per ottenere un posto a corte, perciò, Jude sarà costretta a scontrarsi proprio con lui, e nel farlo, a mano a mano che si ritroverà invischiata negli intrighi e negli inganni di palazzo, scoprirà la sua propensione naturale per l'inganno e gli spargimenti di sangue. Quando però si affaccia all'orizzonte il pericolo di una guerra civile che potrebbe far sprofondare la corte in una spirale di violenza, Jude non ha esitazioni. Per salvare il mondo in cui vive è pronta a rischiare il tutto per tutto.




















Ed eccomi di nuovo a rivestire il ruolo di 👑 Unpopular Queen 👑 con la recensione di questo libro che, ammetto, pur di non attenderne la traduzione, ero disposta a leggere anche in inglese.
Errore fatale, a quanto pare, perché probabilmente mi sarei goduta di più la lettura.
Ma andiamo per ordine.


La storia è carina, adatta ai teenagers (classico YA, fascia 14/18 anni) e per chi non ha mai letto altro del genere fantasy/politico andante.
Basta aver letto Narnia per l’ambientazione fatata ed Hunger Games per la strategia che già facilmente si possono intuire i piani di Jude - la protagonista - e sgamare tutti i colpi di scena.


Riassunto breve: “Al gioco del trono si vince o si muore. E si ha la fortuna di sopravvivere si finisce con coppe di vino avvelenate e famiglie decimate.”
Apparentemente è uno spoiler, ma Shakespeare c’era arrivato prima (nel 1600) in quanto a carneficine, degnamente riprese ed ampliate dal nostro international friend George R.R. Martin, ché se ne lascia uno vivo (tra umani ed animali) é da urlare al miracolo.
Quindi poche storie su Jude e la mamma che le leggeva “Alice nel paese delle meraviglie”: sicuramente le leggeva “Amleto”, dato che alcuni eventi sono drammaticamente simili.
Per non parlare delle scene dei fratelli che si contendono il trono che “Stardust”, scansate.
Quindi originalità a palate, proprio.


Parliamo dei personaggi: abbiamo Jude, una spartana Katniss Everdeen in salsa Terra di Mezzo e che si troverebbe bene a menar mazzate con Brienne e Arya Stark; abbiamo il gruppetto di Mean Girls con Regina George/Cardan e altri quattro deficienti che bullizzano la nostra Jude e la gemella Taryn (su cui vorrei dire tanto, soprattutto insulti); c’è Vivienne, un personaggio poco sfruttato e marginale ma molto interessante e c’è la famiglia del mulino bianco della protagonista, con il padre adottivo che le ha rapite dal mondo umano e le ha portate nel mondo degli elfi post carneficina dei genitori.
Solo alla fine voglio spendere due parole sul succitato Cardan: ma oltre fare l’Ape Regina del gruppetto ed avere amici del tutto cretini e dalla vena psico-sadica, lui che è il protagonista...perché si vede così poco?
Voglio sperare che sia perché ancora devono passare altri anni ed altri libri, e che Cardan sia davvero interessante come ci é stato fatto intuire.
Comunque la scelta peggiore che potevano fare è proprio quella di dare come titolo “Il principe crudele”.
Ok, è un bullo. Ok, è stronzo. 
Ma compare pochissimo, quindi non mi spiego il titolo se non come mossa tattico-bellica al sapor di marketing che fa salire l’hype per il cosiddetto “bello e dannato”.
Bello è bello, ma così dannato non direi. 


Uno dei quesiti che mi pongo spesso, quando leggo questo tipo di romanzi, é: ma perché si sente l’esigenza di dover inserire le tematiche LGBT così, a caso?
Forse perché il politically correct ormai è di moda e c’è la possibilità di vendere di più?
Mistero.
Al sapor di marketing anche questo, ma mistero.


Il secondo quesito, quello più grave e che mi riporta all’inizio di questo “papellum” è: ma chi diamine edita i libri ad una delle CE più importanti su suolo italiano?
Possibile che l’intero volume presenti errori grossolani di concordanza verbale, punteggiatura finale a deduzione ed un tripudio di virgole che spezzano i periodi?
Roba che la Grammar Nazi che coabita in me aveva voglia di prendere la penna rossa e correggere tutti gli ORRORI
E praticamente avrebbe segnato quasi ogni frase.
Che stress, leggere un libro sgrammaticato e correggerlo a mente per andare avanti senza attacchi apoplettici.


E nulla, non ho altro da aggiungere.
Se non che sicuramente leggerò il secondo volume (perché, nonostante la lettura rovinata dall’editor fantasma, voglio sapere come finisce) ma valuterò seriamente se leggerlo in inglese, perché la serietà di una CE è la prima cosa.
Ed è inversamente proporzionale al prezzo del libro.







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